Appena usciti da Serravalle Scrivia il paesaggio si trasforma. I centri commerciali e le rotonde lasciano il posto a campi e boschi. Sono le colline regno del vitigno autoctono Cortese, da cui si ricava il Gavi, vino tipico della zona tra Liguria e Piemonte.

L’azienda agricola La Raia, il cui nome deriva dal piccolo rio che la attraversa, appare alla fine di un lungo viale alberato, circondata da cespugli e prati. Oltre alle viti si vedono campi coperti dall’ultima neve, prati, alberi, arbusti e un piccolo laghetto, popolato dalle anatre. Sul versante di una collina si estende un giardino di piante aromatiche dall’odore intenso. Dei 180 ettari 42 sono coltivati a vigneto, gli altri a seminativi, sono occupati da prati e da boschi di acacia, castagno e sambuco.

L’esperienza dell’azienda è cominciata nel 2002 quando è stata acquistata dalla famiglia Rossi Cairo. I terreni originariamente appartenevano a famiglie nobiliari genovesi. L’azienda sin dai suoi esordi ha deciso di orientarsi al biodinamico, ottenendo la certificazione Demeter.
La Raia ha voluto preservare e valorizzare diversi ambienti. «Non hanno tagliato le siepi e i boschi per far posto alla produzione» sottolinea Renato Cottalasso, ornitologo e autore del libro Alla scoperta della biodiversità. Nel testo, dedicato a La Raia, si evidenziano le scelte che hanno favorito il ritorno di alcune specie di animali e il proliferare di insetti.

Fattori molto importanti per mantenere la biodiversità, secondo Cottalasso, sono: «La scelta di preservare le zone umide, rii e laghetti, la pratica della rotazione dei campi, lasciati a turno incolti, l’esistenza di siepi che fungono da corridoi ecologici». L’autore definisce l’azienda un «mosaico di ambienti», piccole parcelle che intervallano aree coltivate a spazi naturali.

Renato Cottalasso conosce molto bene l’area e abita le colline del Gavi. Sottolinea come, spostandosi verso Novi Ligure, si perda quella varietà di ambienti preservati da La Raia, lasciando spazio a grandi estensioni di viti.

La biodiversità, sottolinea, favorisce il lavoro del contadino. La presenza di uccelli insettivori, pipistrelli, ragni, libellule, lucciole e coccinelle permette di ridurre gli attacchi alle piante coltivate. «La natura quando è libera di esprimersi tende all’equilibrio, non prevale una specie su un’altra» spiega Renato Cottalasso.
L’attenzione per l’ambiente e per il territorio si traduce anche negli edifici presenti all’interno della proprietà: la casa padronale, la cantina, la Locanda e l’agriturismo di Borgo Merlassino. Uno dei muri esterni della cantina, un edificio ampio e luminoso, è stato realizzato interamente con l’altica tecnica del pisé. Si tratta di un metodo di costruzione locale, con la terra cruda. L’azienda si è dotata di un impianto di fitodepurazione per le acque reflue e in progetto c’è anche l’installazione di pannelli fotovoltaici, per produrre l’energia necessaria alla cantina.

La Raia nel tempo si è arricchita. Al suo interno sono nate una scuola steineriana e una fondazione, che si propone di esaltare e valorizzare il territorio grazie all’arte e alla cultura. Al centro c’è il paesaggio visto attraverso gli occhi di filosofi, fotografi , architetti e artisti. Ne sono testimonianza le opere di Remo Salvadori, Koo Jeong A., Michael Beutler e Adrien Missika visibili nella tenuta. Dall’esperienza de La Raia è nata anche «portaNatura», un’impresa che si occupa della distribuzione dei prodotti freschi delle campagne circostanti nelle città più vicine: soprattutto Milano, Torino e Genova.

Proseguendo per la stradina in terra battuta che collega la casa padronale e la cantina all’agriturismo e alla Locanda si passa di fianco al piccolo allevamento di fassona piemontese. La carne viene utilizzata per l’autoconsumo. Le vacche, alimentate a erba, sono placidamente sdraiate nel timido sole di fine inverno. Nella tenuta ci sono anche un orto e un pollaio, per il consumo interno.

L’azienda produce principalmente Gavi, circa 150.000 bottiglie all’anno, oltre ad una varietà piemontese di Barbera, su 7 ettari. «Essere biodinamici vuol dire promuovere la biodiversità» sostiene Piero Rossi Cairo, che conduce l’azienda agricola, spiegando come venga coltivato anche farro spelta e monococco, a seconda della rotazione delle annate e venga prodotto miele di tre varietà: millefiori, acacia e bosco. «La scelta di produrre miele non è nata in ottica commerciale ma come impulso per promuovere la biodiversità» spiega .

Piero è entrato nell’azienda 4 anni fa, prima faceva l’avvocato a Milano. I motivi che lo hanno spinto a spostarsi in campagna sono stati, da un lato, la voglia di cambiare vita dall’altro le esigenze familiari. «L’esperienza da avvocato è stata bella e stimolante ma mi spaventava, guardando i miei colleghi più anziani, la prospettiva di un lavoro poco dinamico». Le domande professionali di Piero sono coincise con la necessità della sorella Caterina, pioniera della scelta biodinamica in azienda, di dedicarsi a tempo pieno alla sua attività di maestra e alla scuola steineriana che aveva fondato.

Oggi, oltre alle soddisfazioni della produzione non mancano le preoccupazioni per i cambiamenti climatici e per l’incapacità di prevedere gli eventi meteorologici straordinari. «Io sono terrorizzato dai cambiamenti climatici» ammette Piero e aggiunge: «Nel 2017 abbiamo avuto la gelata, passando da 25 a -3 gradi nel giro di un giorno». Una piccola catastrofe. «Abbiamo perso 7 ettari di produzione» sottolinea. «Poi per otto mesi non abbiamo avuto una goccia d’acqua, in una regione che non è abituata alla siccità».

La scelta biodinamica de La Raia ha generato curiosità tra gli agricoltori vicini. Secondo Piero, però, non sempre i contadini si rendono conto del tesoro che hanno tra le mani e del loro ruolo nella tutela del territorio e del paesaggio: «Dobbiamo sapere che terra trasmetteremo alle future generazioni».