La battaglia finale della guerra che da mesi dilania Forza Italia si combatte in Puglia, con riflessi immediati e devastanti. Entro oggi si saprà se il centrodestra sarà riuscito a rappezzare almeno una parvenza di unità, per quanto fittizia e fragilissima, o se la deflagrazione si rivelerà inevitabile, e a quel punto, inevitabilmente, l’onda pugliese arriverà a Roma e si abbatterà sui gruppi parlamentari azzurri.

La situazione, alla vigilia della decisione, è tanto confusa da rendere pienamente l’idea del caos in cui si dibatte non solo Forza Italia, ma in realtà l’intero centrodestra. Il candidato azzurro, Francesco Schittulli, proposto inizialmente dall’Ncd e da Fdi, si sa che ha cambiato casacca in corsa ed è diventato il candidato di Raffele Fitto il ribelle. Forza Italia, dopo aver carezzato l’idea suicida di mettere in campo un suo candidato (probabilmente il «commissario» Luigi Vitali, spedito con idea poco felice da Silvio Berlusconi e detestatissimo dalla Fi pugliese) si potrebbe rassegnare all’idea di appoggiare un candidato che è ormai espressione degli ammutinati. Ma Berlusconi non ha ancora sciolto il nodo ed è più che mai tentato di portare la rottura alle estreme conseguenze vietando la lista civica di Raffaele Fitto e rendendo inevitabile uno showdown che avrebbe rilevanza nazionale.
Solo che adesso anche i fittiani storcono la bocca e frappongono ostacoli al rientro di Forza Italia (della quale Fitto fa ancora formalmente parte). La pietra dello scandalo (o la scusa, a seconda dei punti di vista) sono due candidature che Vitali si rifiuta di inserire nella lista azzurra: Ignazio Zullo, capogruppo Fi nel consiglio regionale, e Luigi Mazzei. «E’ anche nel loro interesse – spiega Vitali – come fanno a stare in un partito che hanno vituperato e attaccato nella persona di Berlusconi e del segretario regionale?». Che poi sarebbe lo stesso Vitali. I diffamatori in questione non ci stanno. Negano di aver mai pronunciato frasi men che elogiative nei confronti del gran capo, indi minacciano di adire le vie legali. E’ quando entrano in campo gli avvocati che si può iniziare a stilare il certificato di morte di un partito.

Il dilemma dell’Ncd inizia qui, perché il partito di Angelino Alfano, già sfiancato dalle divisioni interne e dalle mazzate che, con grazia di alleato, continua ad affibbiargli Matteo Renzi, inizia a sentirsi preso in mezzo a uno schiaccianoci. «Se Forza Italia non entrerà nella coalizione che sostiene Schittulli certo non resterà alla finestra», minaccia Vitali, alludendo probabilmente a una candidatura forzista. La soluzione c’è. I due defenestrati potrebbero essere recuperati dalla lista Fitto. Vitali ha già dato il suo assenso. Fitto recalcitra, perché la sua sfida a Fi è ormai per la vita o per la morte. «Berlusconi sta suicidando il partito», ha attaccato ieri alludendo all’eventuale veto di Arcore alla sua lista civica, ma in realtà le traiettorie dei due rivali sono convergenti. Nessuno dei due ha più alcun interesse a tenere unito ciò che resta di Forza Italia, e la prossima mossa del viceré pugliese saranno liste autonome anche in Campania.

Allarmatissimo, Alfano ha spedito in Puglia il coordinatore del partito, Gaetano Quagliariello, con la missione probabilmente impossibile di ricucire in qualche modo una situazione già più che compromessa. Ieri sera, tornato da Bari, Quagliariello aveva in programma un colloquio decisivo con Giovanni Toti. Oggi potrebbe dunque essere, di fatto se non di nome, l’ultimo giorno di Forza Italia. Perché se la rottura si consumerà in Puglia, passerà poco perché anche i gruppi parlamentari si spacchino. Nella situazione attuale, non sarebbe una scissione ma l’innesco di un processo a catena.