Lo spettro di un’inchiesta della procura sull’amministrazione Raggi si è materializzato lo scorso mercoledì sera, quando agenti del reparto di polizia giudiziaria specializzato in reati contro la pubblica amministrazione si sono presentati in Campidoglio per acquisire la documentazione sulle nomine effettuate in questi primi cinque mesi. Di mesi ne sono passati tre e mezzo, invece, dalla revoca dell’incarico di capo di gabinetto del Comune di Roma Carla Raineri cui seguirono le dimissioni dell’assessore al bilancio Marcello Minenna. I veleni della storia che rappresentò un momento di svolta dell’amministrazione Raggi e un punto di rottura di questa con pezzi del M5S continuano a circolare.

L’indagine crea ulteriori imbarazzi nei rapporti, non proprio idilliaci, tra Raggi e il M5S. Grillo è gelido sul tema, anche se in serata compare un testo sul blog per precisare che non si è trattato di una «perquisizione». Fa buon viso a cattivo gioco Alessandro Di Battista: «Siamo tranquilli, il nostro interesse è che si faccia chiarezza al più presto».

Le valutazioni più specifiche vengono dal drappello di avvocati che ricopre figure chiave del M5S romano. Codici alla mano, la sindaca, il presidente del consiglio comunale Marcello De Vito, il consigliere uscente Enrico Stefano e l’influente parlamentare romana Roberta Lombardi hanno compreso da subito che gli scatoloni di carte bollate che l’amministrazione ha messo a disposizione degli investigatori serviranno innanzitutto a far uscire dal limbo il faldone depositato in procura alla ricerca di una precisa fattispecie di reato. Al momento, infatti, gli uffici di Pignatone hanno classificato il procedimento nel registro degli «atti non costituenti notizia di reato», formula utilizzata quando si procede contro ignoti e senza ipotesi di reato vera e propria, in attesa di accertamenti preliminari.

Ad allertare il procuratore era stata la stessa Raineri, che con un esposto-memoriale sulla sua (breve) esperienza in Campidoglio aveva puntato il dito con nettezza contro un supposto «cerchio magico» costituitosi attorno alla sindaca e composto dal vicesindaco Daniele Frongia e dai dirigenti la cui nomina ha destato in questi mesi polemiche e dubbi di legittimità: Salvatore Romeo e Raffaele Marra. Raggi ha poi rimosso Raineri in seguito a un parere contrario alla sua nomina dell’Autorità nazionale anticorruzione. Ma secondo la ricostruzione fornita dell’esposto il giudizio dell’ente presieduto da Cantone era stato furbescamente propiziato dall’inner circle raggiano, che mal sopportava la libertà di Raineri e che dunque aveva posto, dice lei, «un finto e strumentale quesito elaborato da Marra».

Si parla soprattutto di nomine, nelle carte di Raineri e in un altro esposto presentato nei mesi scorsi da Fratelli d’Italia. Per Raineri, ad esempio, la delibera sulla nomina di Romeo, dipendente comunale che vedeva triplicare il proprio stipendio, è approdata «direttamente in giunta il 9 agosto». Una procedura anomala con la quale si scavalcava proprio l’ufficio del gabinetto, «dove le delibere di solito vengono trasmesse alcuni giorni prima per un esame di legittimità». Quando Raineri se ne accorge, avverte Raggi che poteva incappare nel reato di abuso d’ufficio. Ma, racconta ancora nel memoriale, «trovai la sindaca totalmente impermeabile».

Non manca Marra, ex finanziere entrato nella pubblica amministrazione grazie all’alemanniano Franco Panzironi poi passato armi e bagagli (e fin qui con fortune crescenti) alla corte dei grillini. Raineri ha parole di fuoco sulla sua carriera: «Marra aveva denunciato molte persone, principalmente colleghi, per vendette personali o per protagonismo», scrive ai giudici. Tanto che, dice più avanti, «ufficiali della guardia di finanza mi segnalarono l’inopportunità di trattenerlo nel gabinetto». Raineri viene fatta fuori e Marra viene spostato all’incarico, tutt’altro che marginale, al dipartimento del personale.

Lex finanziere è solo la punta dell’iceberg di ripescaggi dell’amministrazione Alemanno. Il clima di restaurazione si respira ad esempio in Ama, dove è nota la sofferenza del direttore generale Stefano Bina (uomo considerato vicino a Casaleggio e che dovrebbe essere sostituito a fine anno tramite il bando emesso mercoledì) a causa dell’accerchiamento di dirigenti predisposto dall’ormai ex assessora Paola Muraro. E così ecco rispuntare Emiliano Limiti, ex responsabile degli acquisti, indagato per Mafia Capitale e messo a capo della direzione amministrazione e finanza. E Giuseppe Rubrichi, arrestato sette anni fa per traffico di rifiuti, adesso è stato promosso a direttore delle risorse umane. Ma Raggi, interrogata dai giornalisti, nega che ci sia una strategia organica: «Stiamo solo valorizzando le competenze interne», ha detto proprio ieri.