«Il “modello Montesacro” che mettiamo in campo non è una dimensione civica contrapposta ai partiti. È invece la risposta alla necessità di impastare la politica con la vita quotidiana delle persone. La vera novità è questa opzione, che si è imposta con le primarie e che chiede al Pd di ripensare il proprio ruolo. È un modello politico che se si affermerà, diventerà un riferimento su cui lavorare anche nel resto della città». L’architetto Giovanni Caudo, ex assessore all’Urbanistica della giunta di Ignazio Marino, è in campagna elettorale come candidato sindaco del III Municipio di Roma da poco più di un mese. Da quando, il 28 aprile scorso, ha vinto le primarie di coalizione imponendosi sulla segretaria del Pd municipale, Paola Ilari, non solo con il progetto di una lista che vuole essere «il centro di confluenza di tutta la sinistra», ma anche – racconta al manifesto – «sdoganando l’uso di parole simboliche che abbiamo smesso di pronunciare: sinistra, popolo, resistenza, conflitto», e perfino «facendo cantare Bella Ciao a Zingaretti in piazza». All’interno della coalizione che lo supporta, oltre ai dem, ci sono LeU, Possibile, esponenti del movimento civico di Zingaretti e due liste, di cui una è «un progetto civico che raccoglie il mondo dell’associazionismo cattolico impegnato nel sociale», e l’altra, che porta il suo nome, «ha per capolista Maria Romano, coordinatrice del tavolo sulle disabilità, che ha fatto parte dei meet up dei 5 Stelle».

Ora però Caudo se la dovrà vedere principalmente con la candidata del M5S, la minisindaca uscente Roberta Capoccioni (fedelissima di Roberta Lombardi), sfiduciata nel febbraio scorso dal consiglio municipale dove i pentastellati avevano perso la maggioranza per la fuoriuscita dal gruppo di quattro consiglieri grillini, in polemica con i metodi della mini-giunta. Altro “big” della competizione di domenica prossima è il leghista Francesco Bova, vicequestore in pensione, ex dirigente di un commissariato di polizia locale, appoggiato da tutto il centrodestra. Caudo dunque si inserisce nella paradossale sfida tra i due partiti alleati a Palazzo Chigi che qui hanno invece già annunciato un no netto ad una possibile alleanza giallo-verde, in caso di ballottaggio. «Ognuno va per la sua strada. Lo schema nazionale non è replicabile», ha affermato senza tentennamenti Capoccioni sul Corriere della Sera.

Sì, perché questo Municipio, che con i suoi 205 mila abitanti ufficiali è più grande di una città come Parma, «è interessante anche per la contrapposizione per nulla superata tra destra e sinistra», riferisce Caudo che vive nella zona, al Nuovo Salario (il quartiere ormai al collasso per i miasmi insopportabili del Tmb sui quali da pochi giorni indaga anche la procura). Nel III Municipio infatti, dopo la “Città Giardino” di Montesacro, «un pezzo della migliore architettura urbana romana», e la zona “delle Valli”, con gli insediamenti intensivi sorti negli anni ’50 e ’60, ci sono quartieri popolari come il Tufello o Val Melaina, tradizionalmente di sinistra fino all’elezione di Gianni Alemanno. «Nel Centro di cultura popolare del Tufello – racconta ancora l’ex assessore di Marino – si sono formate schiere di dirigenti politici, alcuni hanno poi governato con il sindaco Petroselli».

Ora invece da quelle parti la fa da padrone Casa Pound che corre con un proprio candidato ed è «apprezzata per iniziative come la distribuzione della pasta tra gli anziani soli e le famiglie italiane povere». Più in là, verso la periferia, «dopo Vigne nuove, il quartiere del compromesso storico, come lo chiamiamo noi architetti, sorto negli anni ’80 e diventato ormai molto degradato e con ampi spazi abbandonati, c’è Val Melaina Nuova dove fino all’ultima sindacatura di Veltroni si faceva cinema all’aperto e il presidente della rassegna era Ken Loach. Ora tutto si è perso, e da roccaforte rossa è diventata bacino di elettori pentastellati».

«Ma il vero regno del M5S, dove i grillini hanno sfiorato il 50% di preferenze è “Porta di Roma”, una sorta di centro commerciale allargato che conta ogni anno 14 milioni di clienti (il Colosseo registra 7 milioni di visitatori l’anno). È lì che sono nati i primi meet up del M5S a Roma, in quel territorio che vive un forte squilibrio tra l’accumulazione di denaro, di folla e di pseudosocialità del centro commerciale e la desolazione di un quartiere desertificato, con tante strade al buio perché la rete elettrica è ancora in parte residuo del vecchio cantiere.

È da queste contraddizioni che dobbiamo ripartire – conclude Caudo – per sanare un territorio di paure, dove il 30% degli anziani vive una sorta di barbonismo domestico, dove il 43% delle famiglie è composto da una sola persona, e il 10% dei giovani non studia né lavora, dove l’alcol e la droga tornano ad essere seri problemi, dove c’è molta povertà e molta solitudine. Un Municipio che è un condensato di tutte le contraddizioni della città metropolitana, una sintesi di Roma».