Il progetto «Educare alle relazioni» messo su dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara sta provocando critiche da un lato e dall’altro dello schieramento parlamentare.

Per la destra-destra il problema si chiama Anna Paola Concia, ex deputata Pd. Nonostante insieme a lei lavoreranno suor Anna Monia Alfieri, della consulta pastorale scolastica della Conferenza episcopale italiana (Cei), e l’avvocata dello Stato ed ex candidata per il Popolo della famiglia di Mario Adinolfi Paola Zerman, gli integralisti cattolici di Pro Vita hanno lanciato una petizione per annullarle l’incarico.

Critiche anche da Carlo Giovanardi, secondo cui «la grande assente nel progetto è la famiglia, quella società naturale fondata sul matrimonio, tra uomo e donna, scolpita nell’articolo 29 della Costituzione». Forse disturba che Concia sia sposata sì, ma con una donna. Il consigliere regionale dell’Emilia Romagna Matteo Montevecchi, leghista che si definisce «cattolico e identitario», arriva addirittura a chiedere le dimisioni di Valditara, in quota al suo stesso partito politico. Maddalena Morgante, responsabile nazionale del dipartimento Famiglia e valori non negoziabili di Fratelli d’Italia, dichiara: «È una bravissima persona, ma non vedo perché debba occuparsi di questo progetto».

Apprezzamento esplicito per la nomina dell’ex dem sembra venire soltanto da Forza Italia. Il deputato Tullio Ferrante dichiara: «Bene ha fatto Valditara a coinvolgerla. Per una società libera e senza pregiudizi, il pluralismo culturale, sociale e di genere è un pilastro essenziale nella formazione dei nostri ragazzi».

Dall’altro lato della barricata a criticare il progetto di viale Trastevere ci pensa Marilena Grassadonia, responsabile nazionale diritti e libertà di Sinistra Italiana, ex presidente delle Famiglie arcobaleno e coordinatrice dell’ufficio diritti Lgbt+ di Roma Capitale.

Per l’esponente progressista «ognuna delle figure nominate si assumerà la responsabilità personale e politica del lavoro che svolgerà, ma il progetto complessivo ha la chiara volontà di invisibilizzare le discriminazioni omolesbobitransfobiche, che tanti studenti subiscono nelle scuole. Discriminazioni e violenze frutto di una stessa matrice, quella cultura patriarcale e misogina che veicola dinamiche di sopraffazione e controllo».

Concia, dal canto suo, scuote le spalle: «Bisogna avere pazienza, domani avranno qualcos’altro su cui vomitare odio».