Dopo lo storico voto della Camera che mercoledì ha messo sotto accusa Trump, ora l’azione passa al Senato controllato dai repubblicani, dove si terrà il processo per valutare se rimuoverlo o meno Tramp dalla Casa bianca. Il presidente è accusato sia di abuso di potere che di ostruzione del Congresso.

La speaker della Camera, Nancy Pelosi, ha dichiarato di voler ritardare l’invio delle accuse al Senato: teme che non vi verrà condotto un processo equo. E si dice disposta ad aspettare che vengano fornite garanzie «per un processo giusto».

La Costituzione Usa non dice nulla riguardo il funzionamento del processo, che potrebbe rimanere in sospeso fino al prossimo anno, quando i legislatori torneranno dalla pausa delle feste. Mentre la decisione di Pelosi crea un nuovo livello di confusione riguardo la procedura e la tempistica dell’impeachment, non è chiaro quali siano i vantaggi specifici che potrebbero derivare dal trattenere gli articoli di messa in stato d’accusa da un processo al Senato.

I repubblicani sostengono che non vi è alcun vantaggio nel ritardare qualcosa su cui non vogliono comunque perdere troppo tempo. Per mettere il presidente in stato d’accusa è sufficiente raggiungere alla Camera una maggioranza semplice, mentre per rimuoverlo serve un voto dei due terzi del Senato. È altamente improbabile che un numero sufficiente di senatori votino per rimuovere Trump.

Il senatore Mitch McConnell, leader della maggioranza Gop al Senato che dovrà presiedere il processo, ha già candidamente chiarito di non considerarsi un giudice imparziale e di considerare «debole» il caso presentato dalla Camera. Nonostante questa debolezza, McConnell ha più volte detto di preferire un processo rapido, senza i testimoni aggiuntivi richiesti dai democratici.

Il voto alla Camera, come prevedibile, si è attenuto alle linee di partito. I repubblicani hanno votato tutti disciplinarmente contro l’impeachment, i democratici a favore, tranne i due voti contrari già ampiamente annunciati di Collin Peterson e Jeff Van Drew e la sorpresa della candidata alle primarie Dem Tulsi Gabbard, che ha votato un laconico «presente». Per ostruzione del Congresso anche il democratico Jared Golden ha dato voto contrario.

I democratici hanno descritto la giornata come un momento solenne, non un’occasione di festeggiamenti. Pelosi, che non fa mai nulla per caso, si è presentata vestita di nero, come in lutto, e quando ha annunciato il passaggio del primo articolo di impeachment ha fatto un gesto con la mano e ha scoccato un’occhiata raggelante per interrompere l’esultanza che stava iniziando a serpeggiare nelle file democratiche.

John Lewis, icona democratica e dei diritti civili della Georgia, ha tenuto un discorso appassionato in cui ha affermato che la storia ricorderà questo momento: «Quando vedi qualcosa di ingiusto, hai l’obbligo morale di dire qualcosa, di fare qualcosa. I nostri figli e i loro figli ci chiederanno cosa hai fatto? Per alcuni questo può essere un voto difficile, ma abbiamo una missione e un mandato per essere dalla parte giusta della storia».

In modo diverso, anche il discorso di Adam Schiff, che ha guidato l’indagine per l’impeachment della Commissione di Intelligence, è stato improntato al futuro. Schiff ha sostenuto la necessità di agire contro Trump poiché il «comportamento invalicabile» continua: «Il presidente e i suoi uomini complottano. Il pericolo persiste. Il rischio è reale».

Proprio mentre Adam Schiff parlava del pericolo del partito-nazione, Trump applicava sonoramente il concetto durante il comizio di buon Natale organizzato in Michigan all’incirca allo stesso orario del voto della Camera. «Non sembra nemmeno che siamo sotto impeachment vero?», ha esordito Trump usando il plurale, o per coinvolgere la propria base nel suo destino, o come pluralis maiestatis. «La folle Camera democratica di Nancy Pelosi si è marchiata con l’eterno macchia della vergogna», ha detto ha una folla festante che urlava «Altri 4 anni», chiaro riferimento alle elezioni presidenziali del 2020.

I repubblicani non hanno preso bene il voto della Camera, tanto che il deputato del Gop Barry Loudermilk della Georgia ha affermato che Gesù Cristo prima della sua crocifissione ha avuto un processo più equo dell’inchiesta di Trump. Secondo Loudermilk, «voglio che vi ricordiate che quando Gesù fu falsamente accusato di tradimento, Ponzio Pilato diede a Gesù l’opportunità di affrontare i suoi accusatori», mentre Trump non ha mai potuto affrontare il whistleblower il cui allarme sulle pressioni di Trump sull’Ucraina hanno portato allo stato d’accusa.