Le marce a piedi scalzi dell’11 settembre si stanno moltiplicando. A quella di Venezia, lanciata da Andea Segre e Giulio Marcon, si sono già aggiunte le marce di Milano, Cagliari, Roma, Napoli, Genova, Bologna, Firenze, Reggio Emilia, Palermo, Lecco e Fiumicino, e due analoghe manifestazioni a Parigi e a Lipsia. Ultima (al momento) ma non certo per ultima Pozzallo, la cittadina siciliana dove negli ultimi mesi sono sbarcati centinaia di migranti, e dove la marcia viene organizzata dall’Arci: “Non basta commuoversi, bisogna muoversi – ricordano Francesca Chiavacci e Filippo Miraglia – il fenomeno migratorio ha caratteri epocali e duraturi. Non c’è muro o mare, né stazioni chiuse o fili spinati che lo possano fermare. Le politiche repressive non hanno alcuna efficacia e senso, oltre che essere ingiuste. Perciò muoviamoci”.
L’elenco delle adesioni cresce di ora in ora. In campo artistico, al primo gruppo di promotori si sono aggiunti Ascanio Celestini, Fiorella Mannoia, Frankie Hi Nrg, il nostro Mauro Biani e i registi Davide Ferrario ed Elisabetta Lodoli. Mentre dal mondo della scuola arrivano compatte le principali rappresentanze studentesche, dalla Rete della conoscenza all’Unione degli studenti e a Link-Coordinamento universitario. “L’11 settembre saremo a Venezia e in tante altre città del paese – anticipano gli under 25 – dove si terranno iniziative di sensibilizzazione e di mobilitazione per manifestare l’esigenza sempre più impellente di cambiare radicalmente strada, rispetto alla violenza dei muri e delle frontiere”.
Storia particolare quella della marcia di Roma, la cui ouverture porta la firma del coordinamento delle volontarie e dei volontari che fornisce accoglienza ai migranti in transito presso il Centro Baobab di via Cupa. “Dallo scorso mese di maggio – scrivono – con oltre 26mila migranti in transito e una straordinaria esperienza di solidarietà diffusa, via Cupa è diventata il luogo-simbolo dell’accoglienza alle migranti e ai migranti nella capitale, e teatro di una delle più vaste mobilitazioni spontanee della società civile romana degli ultimi anni. Per questo motivo ci candidiamo ad ospitare la ‘Marcia delle donne e degli uomini scalzi’ di Roma, e invitiamo tutti ad una grande manifestazione che, insieme alle migranti e ai migranti ospiti del Centro, raggiungerà la stazione Tiburtina, luogo effettivo e simbolico del viaggio del migrante”.
Una delegazione del Baobab sarà anche a Venezia, lì dove l’appuntamento dell’11 settembre per un’Europa senza muri (con raduno alle 17 a piazza Santa Maria Elisabetta al Lido, piazza antistante all’arrivo dei vaporetti) è già nell’agenda della Cgil, delle forze politiche alla sinistra del Pd e anche di un pugno di deputati dem. Al Lido arriveranno Susanna Camusso e Nicola Fratoianni, Paolo Ferrero e Nichi Vendola, gli europarlamentari Eleonora Forenza e Curzio Maltese dell’Altra Europa con Tsipras (che aderisce in toto, al pari di Sel e Rifondazione), e Stefano Fassina. Con loro Sandra Zampa, Kalid Chaouki, Vincenza Bruno Bossio e Maria Pia Locatelli, del Pd.
Lunga anche la lista delle realtà dell’associazionismo. Si va da Amnesty International a Lunaria, passando per i misssionari comboniani, il Centro Astalli, il Cnca, l’Associazione per la Pace, la Federconsumatori, Melting Pot Europa, la Comunità di Capodarco, Articolo 21, Ya Basta, Emergency, le Acli, Flavio Lotti della Tavola per la pace e i promotori della marcia Perugia-Assisi, L’Archivio audiovisivo del movimento operaio, la Federazione Italiana per il superamento dell’handicap e la Uisp.
Per aderire alle manifestazioni c’è l’indirizzo web donneuominiscalzi@gmail.com, mentre sul blog http://donneuominiscalzi.blogspot.it/p/lista-generale.html si possono trovare tutte le informazioni utili per una mobilitazione collettiva che, ricorda l’Arci, è anche un esercizio di memoria: “L’Europa che ha gravi responsabilità storiche, per le politiche coloniali e di sfruttamento, nel determinare le cause di fondo dei fenomeni migratori, deve ora costruire corridoi umanitari, praticare politiche di vera accoglienza, aprire le proprie frontiere ai processi di integrazione”.