Mike Pompeo spara le ultime cartucce, lui che è rimasto granitico al fianco di un presidente in disgrazia. E lo fa dimostrando ancora una volta di essere scarso in geografia e storia dell’Islam. O di essere in malafede: ieri il segretario di Stato uscente ha accusato l’Iran di essere il nuovo rifugio sicuro di al Qaeda, organizzazione terroristica sunnita.

Nessuna prova, c’è solo da fidarsi delle convinzioni di Pompeo secondo cui uno dei gruppi globali del terrorismo di matrice islamica sunnita ha scelto come luogo per impiantare il proprio quartier generale il più importante paese sciita della regione, da anni impegnato contro qaedisti e Isis tra Siria e Iraq.

A monte sta la presunta uccisione per mano israeliana in Iran, nell’agosto 2020, di Abu Muhammad al-Masri, tra i leader di al Qaeda. Secondo Pompeo, il gruppo ha centralizzato la leadership a Teheran (non nelle montagne, ma nella capitale, dunque protetto dal governo, è il messaggio): «L’Iran è il nuovo Afghanistan, ma peggiore».

«Bugie guerrafondaie», le ha definite in un tweet il ministro degli esteri iraniano Zarif, ben consapevole del gioco giocato: un attacco in extremis all’Iran nel peggiore dei casi, terra bruciata intorno a Teheran, nel migliore.