Ancora un’altra vittoria a sinistra: la 44 enne afroamericana liberal Ayanna Pressley nelle primarie democratiche che si sono tenute in Massachusetts, ha battuto il candidato sicuro, il bianco Michael Capuano, e potrebbe diventare la prima donna afro-americana a rappresentare lo Stato al Congresso. Una vittoria in sintonia con il clima politico che sta alimentando le vittorie di donne e minoranze in questa stagione elettorale, lanciando un messaggio chiaro ai democratici riguardo dove debba andare il partito, ed entra a far parte dell’ondata di donne di colore che stanno irrompendo in tutto il Paese per occupare posizioni di potere tradizionalmente bianche e di appannaggio maschile.

In caso di vittoria alle elezioni di midterm di novembre, Pressley potrebbe diventare il primo governatore afroamericano nella storia degli Stati Uniti, ed è cronologicamente, l’ultimo candidato cane sciolto ad essere emerso per sfidare entrambi gli establishment, democratici ora e repubblicani a novembre, da Andrew Gillum in Florida a Beto O’Rourke in Texas, e il risultato riecheggia quello di Alexandria Ocasio-Cortez a New York e Stacey Abrams in Georgia. Risultati che suggeriscono uno spostamento verso un’agenda più audace e progressista in netto contrasto e in reazione al managerialismo di partito che aveva caratterizzato la campagna di Hillary Clinton.

A differenza di tutti gli altri candidati liberal, socialisti e spesso semi-sconosciuti, peró, Pressley non è una sconoscouta nel partito, ma ci lavora da anni, e non ha battuto un moderato centrista, ma un candidato altrettanto liberal, che proponeva sanità ed istruzione pubblica, diritto alla casa, innalzamento del salario minimo. Inoltre Capuano aveva votato contro la guerra in Iraq, sostenuto l’Obamacare, ed è membro del Congressional Progressive Caucus, l’ala democratica progressista della Camera. La differenza l’ha fatta proprio la non appartenenza di Pressley alla categoria di maschi bianchi di mezza età, vista ormai come il fumo negli occhi, per cui, a parità di credenziali, la candidata afroamericana più giovane, vince.

Questa spinta propulsiva della base che sta spostando il partito a sinistra e su candidati meno scontati, si sente anche fuori dalle urne, come dimostrano le udienze di conferma per la nomina del giudice Kavanaugh alla Corte Suprema. L’udienza del comitato giudiziario del Senato appena cominciata durerà una settimana ed è iniziata con le contestazioni di cittadini – decine i fermati – che hanno interrotto il dibattito, mentre i democratici si sono mossi con rabbia per rimandare l’inizio e poter esaminare i documenti necessari a valutare la conferma che sono stati rilasciati dai repubblicani solo la sera prima dell’udienza, si parla di più di 40.000 documenti.

Le contestazioni a Kavanaugh vertono sull”impresentabilità delle sue posizioni su diritto alle armi e più di tutto diritto all’aborto, e nelle dichiarazioni di apertura sia i repubblicani che i democratici hanno posto alcune questioni chiave proprio riguardo questi temi caldeggiati dai manifestanti che hanno fatto irruzione in aula.

E non va molto meglio alla Casa Bianca, dove si sono abbattuti gli stralci del libro sull’amministrazione Trump di Bob Woodward, uno dei due leggendari reporter del Watergate che portò alla fine della presidenza Nixon. Il libro in uscita tra qualche giorno è il terzo che decostruisce questa presidenza, dopo quello quello del giornalista Wolf, e quello dell’ex collaboratrice della Casa Bianca Omarosa.
Woodward ha raccolto testimonianze all’interno di questa amministrazione, giustificate da documenti, date, dettagli; stando agli stralci si apprende che i principali consiglieri di Trump hanno sottratto carte dalla scrivania del presidente per impedirgli di prendere decisioni pericolose per il Paese, che il Segretario della Difesa James Mattis ha ignorato l’ordine di uccidere Assad ed ha detto ai suoi collaboratori che il presidente agisce e ha la comprensione di un «alunno di quinta elementare o prima media».