Ieri è stata una giornata di combattimenti, tentativi di negoziati, rivelazioni e ulteriori proposte di colpire economicamente la Russia. Partendo da quest’ultimo punto, è stata la Polonia a proporre all’Unione europea di attuare un divieto totale al commercio con Mosca. Lo ha affermato il primo ministro polacco Mateu Morawiecky secondo il quale «l’interruzione completa del commercio russo costringerebbe ulteriormente la Russia a considerare se sarebbe meglio fermare questa guerra crudele».

PROPRIO IERI tra l’altro il ministro degli esteri Lavrov ha risposto alla proposta, sempre giunta da Varsavia, di impiegare forze di peacekeeping in Ucraina. Secondo Mosca la richiesta polacca è «demagogica» e non solo, perché Lavrov ha lanciato a Varsavia l’accusa di voler «controllare» la parte occidentale del paese.

Ieri è stato anche il giorno della nuova richiesta di Zelensky di interloquire – in qualche modo – con Putin: «È tempo di incontrarci». È l’appello lanciato alla Russia dal presidente ucraino in un video postato sui social, aggiungendo che è ora di discutere e di ripristinare l’«integrità territoriale e la giustizia per l’Ucraina. Abbiamo sempre insistito sui negoziati. Abbiamo sempre proposto il dialogo, proposto delle soluzioni per la pace. Non solo a 23 giorni dall’invasione. E voglio che tutti mi ascoltino ora, soprattutto a Mosca. È tempo di incontrarci. È tempo di discutere. È tempo di ripristinare l’integrità territoriale e la giustizia per l’Ucraina», ha dichiarato.

MA AL RIGUARDO Putin avrebbe posto delle condizioni ben precise, che sono state recapitate dalla Turchia, dopo un incontro telefonico con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. A riferirle è il portavoce della presidenza turca, Ibrahim Kalin, che ne ha parlato in un’intervista al quotidiano Hurriyet: «La prima è la neutralità dell’Ucraina, che equivale alla sua rinuncia all’ingresso nella Nato. La seconda è il disarmo e le garanzie di sicurezza reciproca sulla base del modello austriaco. Terzo, il processo che la parte russa indica come denazificazione. Quarto, la rimozione degli ostacoli a un uso generalizzato della lingua russa in Ucraina». Secondo il portavoce di Ankara, «qualche progresso è stato fatto sui primi quattro articoli dei negoziati in corso», ma «è troppo presto per dire che c’è un accordo pieno o che un accordo sta per essere firmato».

Putin ha però poi avanzato altre due richieste, che sono «le più difficili», come ha ammesso Kalin: vale a dire il riconoscimento dell’annessione della Crimea e il riconoscimento delle repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, richieste che «non sono accettabili per l’Ucraina e la comunità internazionale». Secondo il portavoce di Erdogan, «se ci sarà un accordo sui primi quattro punti, allora ci potrà essere una discussione a livello di leader riguardo il quinto e il sesto». Ieri l’Ucraina ha anche chiesto esplicitamente l’aiuto cinese, come strumento di pressione nei confronti di Mosca.

LO HA SCRITTO SU TWITTER a chiare lettere il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak: «La Cina può essere un elemento importante nel sistema di sicurezza globale, se prende la decisione giusta: sostenere la coalizione dei Paesi civili e condannare la barbarie della Russia». Ma, come abbiamo visto ieri, Pechino ha promesso un ruolo costruttivo e chiesto a Usa e Nato di riappacificare Kiev e Mosca (benché i contatti con Washington procedano e si possa immaginare un’attività sotto banco di Pechino con Mosca al riguardo).

IL MINISTERO DELLA DIFESA russo ieri sostiene di aver lanciato un missile ipersonico «Kinzhal» in Ucraina per colpire un deposito di armi. Segnale che sul campo l’offensiva avanza come confermato dalle notizie che giungono da Mariupol, dove l’offensiva di Mosca sembra giunta a un punto di svolta, considerando che l’esercito ucraino ha ammesso di non avere forze sufficienti per spezzare il blocco della città portuale, dove sarebbero intrappolati oltre 300mila civili, da due settimane senza elettricità, riscaldamento e acqua e con riserve di cibo e medicinali ormai esaurite.

L’UCRAINA ha poi annunciato di aver evacuato 190mila civili dalle aree in prima linea attraverso corridoi umanitari dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Lo ha affermato il vice primo ministro Iryna Vereshchuk in un’intervista televisiva, aggiungendo che i corridoi nelle regioni di Kiev e Lugansk erano in funzione ieri, «ma un corridoio pianificato per la città portuale orientale assediata di Mariupol era solo parzialmente operativo, con gli autobus non autorizzati a passare dalle truppe russe».