Il 23 settembre, nel corso di Some Prefer Cake. Bologna Lesbian Film Festival (22-24 settembre), verrà proiettato «Jewelle. A Just Vision» di Madeleine Lim: un ritratto magistrale di Jewelle Gomez, autrice di The Gilda Stories, il romanzo che nel 1991 ha segnato una svolta epocale nella narrativa gotica.

Le avventure attraverso vari secoli di una vampira nera, lesbica e femminista fecero di colpo sembrare vecchie e obsolete le rappresentazioni classiche dei vampiri succhiasangue. È un romanzo attualissimo, che ancora oggi sfida le idee di razza, storia, famiglia, amore e patriarcato ed è inspiegabile che non sia ancora stato tradotto in italiano.

Il documentario di Madeleine Lim la ritrae come un’attivista e un’autrice versatile di romanzi, poesie, saggi, racconti. Con «The Gilda Stories» ha innovato la narrativa sui vampiri, ma, nonostante l’originalità del romanzo, ha faticato a pubblicarlo; perché ha dovuto aspettare così tanto e quale è stata l’accoglienza del pubblico nel tempo?

Il ritratto di Madeleine è incredibilmente gentile e generoso. Ha un tocco visivo lirico complementare al mio stile di scrittura. Quando cercavo un editore per The Gilda Stories, il mondo letterario era ancora molto chiuso e qualsiasi variazione rispetto al maschio bianco etero era sospetta. Grazie al movimento delle donne stavano nascendo numerose riviste e case editrici dedicate a testi lesbici/femministi e l’incontro con Nancy Bereano, fondatrice di Firebrand Books, è stata una delle cose più fortunate che mi sia capitata. Il romanzo è stato ristampato ininterrottamente per più di 30 anni e sopravvive anche grazie al fiorire di corsi universitari di narrativa speculativa.

All’inizio, facevo delle letture e le/i fan dei vampiri mi davano aiuto e suggerimenti: ognuna delle loro domande era un modo per supportare il lavoro. Oggi il mio pubblico abbraccia diverse generazioni! Alcune/i mi raccontano che il libro ha salvato la vita delle loro madri.

Perché ha scelto il genere gotico? Qual è il rapporto tra la paura nella vita reale e la paura nelle storie fantastiche?

Ho iniziato a scrivere il romanzo pensando a come le donne spesso si sentano vittime della cultura maschile. Mi sono sempre piaciute le storie e i film sui vampiri, quindi non ho scelto consapevolmente il genere gotico; ma andava bene quando volevo che un personaggio femminile, aggredito per strada, si sentisse preda di un potere soverchiante. È qualcosa che le donne affrontano continuamente e volevo ritrarre l’orrendo impatto interiore che questo ha su di noi anche se pensiamo di scrollarcelo di dosso. Gilda riesce a esternare quella furia!

Nella vita reale spesso non vediamo la paura come una sfida che possiamo affrontare, ma come un pugno duro che stringe i nostri cuori. Nella narrativa posso lasciare che la paura trasformi un personaggio femminile in modo che lei riesca a spezzare quella presa.

Gilda e la sua comunità vampirica si nutrono di sangue ma questo non è più frutto di rapina, seduzione e/o violenza: diventa invece uno scambio che innesca il cambiamento. Come è arrivata a questa idea?

È successo quando Nancy Bereano, mi ha suggerito che probabilmente non volevo avere un serial killer (ovvero Dracula) come personaggio principale. Quindi ho preso ispirazione dalle culture native (come la cultura Wampanoag) e dal femminismo. Ho letto anche delle mestruazioni e del loro posto nella cultura femminile; di come ci sia stato insegnato a vergognarci invece di celebrare ciò che quel sangue rappresenta.

Il sangue è una parte così naturale della crescita femminile verso la maturità che volevo rendere viva quell’idea. Senza dimenticare anche il panico pubblico legato all’epidemia di AIDS negli anni ’80 che ha demonizzato gli uomini gay.

Come si concilia il romanzo con la sua attività a favore delle istanze femministe e LGBTQ?

Qualcuno una volta mi ha chiesto se non mi sentivo limitata nel dover pensare ai principi femministi mentre scrivevo il romanzo. Al contrario il lesbo/femminismo ha innervato la mia scrittura. Che è stata resa più intenzionale, precisa ed emozionante.

È ancora attuale Gilda, in questo contesto sociale e politico? Nel 2019 ha pubblicato il racconto «Caramelle 1864», un prequel di Gilda. Ci saranno ulteriori sviluppi?

Sto lavorando a un nuovo romanzo: GILDA: Blood Relations, una sorta di seguito. E’ in prima persona, e si concentra sulla personalità di Gilda, il suo tentativo di adattarsi alla sua lunga vita e alle tante perdite. Gilda dimostra che siamo in grado di fare cose straordinarie. La conoscenza di sé, nel bene e nel male, è la strada del cambiamento personale e collettivo. Come vampira, nello scambio di sangue, lei offre in dono la possibilità di conoscersi meglio e realizzare i propri desideri.