Il dipartimento editoria di Palazzo Chigi, guidato da Ferruccio Sepe, ha presentato ieri durante gli stati generali uno studio molto importante – unico nel suo genere – che getta nuova luce sul sistema pubblico del sostegno al pluralismo in Europa.

Lo studio, realizzato non senza difficoltà con le informazioni istituzionali raccolte presso le ambasciate dei paesi europei in Italia e italiane all’estero – è oggi forse la panoramica più completa esistente sui contributi diretti e indiretti erogati in Europa.

Presentandolo, il consigliere Sepe ha sintetizzato le due conclusioni a cui è giunto lo studio:

  1. il pluralismo è sostenuto con misure ad hoc in molti stati europei;
  2. il sistema italiano non è molto diverso da quello in uso in altri paesi Ue. In poche parole, vengono demoliti alcuni luoghi comuni circolati nell’opinione pubblica per cui il nostro paese sarebbe un Bengodi per editori di ogni spessore e colore.
  3. Al contrario, terza conclusione importante dello studio, come spesso accade l’Italia ha una spesa pro capite molto bassa per il sostegno all’informazione: appena 1,11 euro per abitante a fronte dei 9,4 euro della Danimarca, degli 1,81 della Francia e così via. In percentuale sul Pil, i 406 milioni totali spesi a vario titolo per le attività economiche collegate all’informazione, all’editoria ma anche ai libri (come nel caso dell’Iva agevolata per esempio) ammontano appena allo 0,025% del Pil italiano. Non è quindi un Eldorado di sprechi che può portare il paese fuori dalla recessione. Anzi.

Lo studio aggiorna e prende spunto dall’unica ricerca esistente fino ad oggi che è stata compilata dal Reuters Institute for Journalism di Oxford nel 2011, quindi prima della grande crisi economica che ha demolito l’informazione in tutto il mondo, che si limitava però a 5 paesi europei più gli Stati uniti.

Altro elemento utilizzato ma poco conosciuto è stato lo studio Avance relativo solo ai paesi scandinavi aggiornato al 2018.

Più nel dettaglio, la ricerca italiana si concentra solo sugli aiuti alla stampa (niente canone Rai o Bbc per intenderci) e cerca di prendere in conto tutto:

contributi diretti (cioè quelli dove lo stato trasferisce materialmente risorse a un soggetto privato)

contributi indiretti (sgravi, vantaggi fiscali, crediti di imposta, fiscalità di vantaggio)

le altre forme di aiuto (rare).

Ecco la sintesi dei vari paesi. Tra i contributi indiretti l’Iva agevolata è presente in tutti gli stati esaminati. In Italia è al 4%, nel Regno unito invece è zero (una perdita di ricavi per l’erario di sua maestà stimata in 1,8 miliardi di euro l’anno).

Diamo uno sguardo rapido solo a quelli diretti.

AUSTRIA

  • per la distribuzione (3,8 mln)
  • per la stampa regionale (3,2 mln)
  • sostegni ai giornalisti (1,7 mln)

Sembra poco ma bisogna ricordare che l’Austria ha meno abitanti della Lombardia.

DANIMARCA

  • per la produzione di testate su carta e on line (48,8 mln)
  • incentivi start up editoriali (3,3 mln)
  • sussidi testate non profit (2,6 mln)

È la sorpresa dello studio. E’ in via di approvazione l’esenzione totale dell’Iva fino al 2023.

FINLANDIA

  • aiuti ai giornali di minoranze (0,5 mln)
  • fondo per l’innovazione 2015-2018 (30 milioni)

FRANCIA

Parigi investe 1,5 miliardi l’anno per la cultura e l’informazione non fa eccezione.

  • I contributi alla stampa sono pari a 119 milioni più 1,6 mln per l’«informazione sociale» e 131,5 milioni per l’agenzia France Presse. G
  • li aiuti indiretti sono tantissimi e allargati a tutta la filiera, dagli strilloni alla distribuzione.

GERMANIA

Non esistono aiuti federali ma solo a livello di Länder, che l’ambasciata di Berlino a Roma non ha voluto fornire. L’Iva agevolata è al 7%.

ITALIA

  • contributi diretti alle imprese editoriali (66,5 mln)
  • prepensionamenti dei giornalisti (46,3 mln)
  • rimborsi a Poste italiane per la spedzione degli abbonamenti (50,5 mln)
  • tax credit per le edicole (30 milioni nel biennio 2019-2020).
  • L’Iva al 4% su libri e giornali (anche on line) stimata per un valore di 243 milioni di cui circa 100 per la stampa e il resto per i libri.
  • Il credito di imposta per la pubblicità, pur previsto per legge, non è attualmente finanziato.

NORVEGIA

  • sostegno al pluralismo 33 milioni
  • sussidi alla stampa delle minoranze 3 mln

REGNO UNITO

non esistono contributi diretti ma solo l’esenzione totale dall’Iva per 1,6 miliardi di sterline(1,8 miliardi di euro) e 29 milioni di investimenti pubblicitari statali sulla stampa.

SVEZIA

  • sussidi per la produzione su carta e on line nel limite del 30% delle spese (46 mln)
  • per la diffusione (4,4 mln)
  • innovazione (3,2 milioni).

CONCLUSIONI

La conclusione di questa panoramica istituzionale è che l’Italia tra i paesi esaminati è penultima nel sostegno diretto pro capite all’informazione (1,11 euro) e nella spesa pubblica rispetto al Pil (0,025%).

C’è la speranza che partire dai dati reali possa sgombrare definitivamente il campo da fake news e propaganda.

 

Lo studio della Presidenza del consiglio si può scaricare qui.