Per la seconda volta in cenere. La Glasgow School of Art, uno degli edifici storici più importanti di Glasgow, pezza preziosa del tessuto sociale storico e artistico della seconda città scozzese, è stato ancora una volta assalita e semidistrutta dalle fiamme. Stavolta si teme definitivamente: i danni sarebbero ancora più profondi ed estesi di quelli provocati dal precedente rogo, risalente al maggio 2014. L’incendio, scoppiato dopo le undici di sera di venerdì, si è propagato all’attigua discoteca del campus universitario e alla sala di concerti O2. Ci sono voluti gli sforzi notturni di circa 120 vigili del fuoco con venti autobotti per arginare le fiamme, e comunque non prima che queste divorassero i progressi dei restauri seguiti all’incendio di quattro anni fa, tanto che i vigili non sono riusciti a entrarvi per timore di crolli; il tetto è perduto, avrebbero resistito solo le mura esterne. L’inaugurazione dell’edificio avrebbe dovuto avere luogo all’inizio dell’anno prossimo. Fortunatamente non ci sono vittime, dalle zone adiacenti sono state evacuate in misura precauzionale ventisette persone. Intitolata al – perché creata dal – grande architetto modernista scozzese Charles Mackintosh, la School of Art era uno dei gioielli del modernismo architettonico europeo.

La biblioteca in particolare ne era uno dei pezzi forti: comunemente annoverata tra le stanze più raffinate del design domestico a cavallo fra otto e novecento, ogni elemento portava la firma di Mackintosh. È andata perduta, inghiottita da fiamme furibonde, assieme a una gran parte dell’ala occidentale della costruzione. Il rogo del maggio 2014, scoppiato durante i lavori di un allestimento espositivo per una fuga di gas, si propagò in modo fulmineo grazie alla gran copia di legno impiegato nelle finiture degli interni. S’ignorano ancora le cause di questa sciagurata replica.

In via di completamento fino a poco prima, i restauri del precedente incendio erano stati il risultato di un’indefessa opera di raccolta fondi e beneficenza. Grazie anche alla collaborazione di celebrità del mondo dello spettacolo si erano riusciti a raggiungere i 32 milioni di sterline necessari. Di Mackintosh – figura largamente ignorata dal vittorianesimo angusto delle contemporanee accademie nazionali (pur compreso e apprezzato a Vienna prima di morire nell’indifferenza generalizzata e nell’indigenza) era stato celebrato il centocinquantesimo anniversario della nascita appena la settimana scorsa. La scoperta tardiva del suo lavoro – è stato rivalutato solo nei ’70 – le difficoltà e il mancato riconoscimento in vita e ora questa nefasta sequenza d’incidenti a distruggere il suo retaggio massimo artistico ne segnano il destino postumo.