È suonato il contrattacco a quello che viene definito «populismo giuridico», inaugurato dall’ex ministro Marco Minniti e ora proseguito, con maggiore enfasi destrorsa ma nello stesso solco, per esplicito e ormai corale riconoscimento, dal suo successore leghista.

Arriva stamattina sul tavolo della prima sezione civile della Corte di Cassazione il primo ricorso contro il decreto Minniti-Orlando (n°13/2017) che ha dato l’avvio alle modifiche securitarie di norme e procedure senza neanche passare dal Parlamento. Si contesta, in punta di diritto, l’origine legale della criminalizzazione dei difensori dei diritti umani e della solidarietà, come ha spiegato il vice presidente dell’Arci Filippo Miraglia.
Il vulnus «dei principi dello Stato di diritto» per i ricorrenti risale, appunto, a quando il passato governo ha stabilito una giustizia «diminuita», squilibrata, un diritto alla difesa depotenziato solo per i migranti e i richiedenti asilo, unici soggetti destinati a non avere i tre gradi di giudizio garantiti a tutti gli altri ma solo il verdetto di una commissione amministrativa territoriale e al massimo una videoregistrazione di questa loro prima e unica pseudo “udienza”.

Il ricorso – presentato ieri in conferenza stampa dalle associazioni che lo patrocinano Arci, Asgi, A buon diritto e Giuristi democratici – sarà discusso oggi dall’avvocato Antonello Cervo in udienza pubblica, segno della rilevanza giuridica del caso, destinato evidentemente a fare da precedente. La discussione si basa sulla storia giuridica di un ragazzo di 20 anni del Mali, sottoposto a detenzione in un centro di tortura in Libia, al quale il Tribunale di Napoli ha potuto riconoscere solo la protezione umanitaria e non quella ulteriore, sussidiaria, in base a una serie di lacune giuridiche – cinque ne sono state individuate – per cui la sentenza è stata accolta in Cassazione con un prospetto di incostituzionalità del decreto stesso. L’avvocato del ragazzo in questione non ha neanche potuto interloquire con il giudice.

«Ma non si tratta solo del destino di un giovane maliano – chiarisce Valentina Calderone di A buon diritto – in ballo ci sono i diritti di tutti e siamo noi a difendere la legalità, la Costituzione, i trattati, la rispondenza alla direttiva comunitaria in materia di asilo». «Occorre riappropriarci dell’attività di critica normativa e lo faremo – aggiunge Margherita D’Andrea dell’Asgi – perché l’ordinamento giuridico stravolto contribuisce a creare irregolarità, quindi situazioni di marginalità e alla fine insicurezza nelle città». Il ricorso per altro segue le orme delle critiche della stessa Anm al decreto Minniti.