Se la vicenda dello smantellamento di quella che era stata definita dal governo una delle più pericolose cellule terroristiche, quella guidata dall’ex poliziotto Oscar Pérez, ha sollevato dubbi anche tra i dissidenti di sinistra, ci ha provato il ministro dell’Interno Néstor Reverol a rispondere alle domande suscitate dalla discussa operazione delle forze di sicurezza.

Dando conferma della morte di Pérez, famoso per aver lanciato granate sulla Corte suprema e sul ministero dell’Interno a bordo di un elicottero della polizia e aver preso d’assalto un’unità della Guardia nazionale, il ministro ha reso noto che, insieme a lui, sono cadute altre sei persone, tra cui una donna non identificata, e che sono stati arrestati altri sei membri del gruppo, localizzato, ha detto, anche grazie alle informazioni offerte nel quadro del negoziato di pace con l’opposizione. E annunciando il ritrovamento di svariate armi da fuoco, ha assicurato che la cellula avrebbe attaccato le forze di sicurezza mentre stava negoziando la resa, uccidendo due agenti e ferendo gravemente otto persone.

Ma se Maduro ha elogiato le Forze armate bolivariane per l’operazione contro «una banda criminale», avvertendo che chiunque percorra la via del terrorismo «finirà allo stesso modo», le polemiche non sono destinate a spegnersi presto.
Quei video in cui Pérez parla del tentativo di negoziare la resa, in cui, con il volto sporco di sangue, dichiara che le forze armate non avrebbero permesso a lui e ai suoi compagni di consegnarsi, in cui si sentono disperati appelli a non sparare, il grido «abbiamo famiglie, e vogliamo rivederle», vanno presi sul serio o sono una sorta di reality show? E se il fatto che siano morti due agenti delle forze di sicurezza dimostra che uno scontro armato c’è stato, chi ha sparato per primo?

Se questi sono gli interrogativi che agitano le reti sociali, viene spontaneo considerare che sarebbe stato sicuramente più conveniente per il governo catturare vivo colui che, incitando alla rivolta armata contro il chavismo, era diventato per la destra un eroe nazionale.