22 aprile 1970. L’Avana. Plaza de la Revolución. Fidel Castro infiamma la piazza stracolma con un discorso fiume in onore di Lenin – è il centenario della nascita – quando d’improvviso s’interrompe, per sferrare un attacco «a certi intellettuali europei critici di Cuba».

«Di questi tempi – s’infervora il leader cubano – ci sono, come sapete, super rivoluzionari, super di sinistra, dei veri supermen, si direbbe, che sono capaci di schiacciare l’imperialismo in due secondi. Con la loro lingua». Non fa nomi, ma si capisce benissimo, a Parigi, a Roma, all’Avana, con chi ce l’ha, il lider máximo: è «il noto giornalista francese K. S. Karol, un intimo di Fidel, che ha lavorato per tre anni alla realizzazione di un monumentale libro su Cuba».

È IL NEW YORK TIMES a raccontare la nervosa reazione di Fidel al libro di Karol, La guerriglia al potere, che il quotidiano americano recensisce in termini estremamente lusinghieri: «La vastità delle sue competenze di studioso è mozzafiato, le copiose note a piè di pagina, che a volte occupano intere pagine, costituiscono un vero e proprio tesoro di informazioni bibliografiche e storiche su Cuba come mai sono state raccolte in nessun altro libro. Oltretutto è scritto in modo ammirevole».

Sono parole che sovrastano il giudizio sul libro. Parlano di un personaggio speciale, un grande inviato. Una splendida penna, ma anche un intellettuale impegnato. Uno studioso rigoroso ma anche un militante rivoluzionario.

K.S. Karol, sul primo numero del manifesto quotidiano la sua
il primo numero del manifesto, 28 aprile 1971

«È un pozzo di scienza in materia di comunismo e di rivoluzioni a Est. Ha amici ovunque in Europa e soprattutto in Italia, dove i comunisti lo accolgono bene, proprio perché è antistalinista», dirà l’amico fraterno, il compagno e collega, Jean Daniel, ai funerali di Karol, scomparso dopo una lunga malattia, il 10 aprile 2014.

Dirà ancora, in quell’occasione, il fondatore e direttore del Nouvel Observateur, il settimanale di cui Karol è tra i fondatori, per diventarne una delle colonne portanti: «Il Partito comunista italiano è particolarmente aperto (è il partito di Togliatti e di Enrico Berlinguer), ma c’è soprattutto una piccola formazione, giovane, brillante e radicale che si chiama il manifesto. Alla guida del gruppo una donna notevole, una marxista luminosa e intransigente: Rossana Rossanda, che egli sposerà».

Dieci anni sono trascorsi da allora, dalla fine di una vita straordinaria, iniziata esattamente cent’anni fa, nel 1924, a Lódz, in Polonia, per poi trovare la sua strada verso Londra, con l’approdo finale a Parigi e a Roma, attraversando vicende fortunose negli anni Trenta e Quaranta, giovane comunista polacco in Polonia e in Urss, meravigliosamente raccontate nel libro autobiografico Solik, tradotto da Rossana, come altri suoi libri, obbligatori sugli scaffali di chiunque voglia sapere del mondo comunista novecentesca: la citata La guerriglia al potere, La seconda rivoluzione cinese, Due anni di terremoto politico.

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IN ITALIA, A VIA TOMACELLI, Karol Kewes – il suo vero nome – troverà, dunque, con l’amata Rossana e con gli altri fondatori del manifesto una militanza politica e giornalistica parallela e complementare a quella parigina. Il 28 aprile 1971, la sua firma dà forza e prestigio alla prima pagina del quotidiano con un suo reportage dalla Cina di Mao, un esordio eloquente della vocazione internazionale e internazionalista che diventerà la cifra del manifesto.

NEI SUOI FREQUENTI soggiorni romani, Karol è in redazione, cordiale come sempre con tutti, elegante sportivo con le sue giacche di tweed, belle cravatte di lana su camicie a quadretti, capelli brizzolati d’un bel taglio, l’immancabile pipa, il profumo d’un ottimo tabacco inglese. Quando c’è lui, Rossana è ancora più affascinante. Elegante, ama gemelli di lana, sovente d’un rosso che dà sul bordeaux, un filo di perle, un filo di rossetto. E una Gitane Mais, quelle con la carta gialla, che aspira con ineguagliabile stile. La coppia partecipa alle riunioni di fine mattinata, Karol ci affascina con i suoi resoconti e analisi sui fatti del mondo, lui protagonista e testimone diretto di tanti eventi, una lista infinita di personalità conosciute, intervistate, raccontate.

K.S. Karol con Ernesto Che Guevara

Brillante e profondo. Straordinario giornalista, anche i suoi discorsi ci sembrano articoli preziosi. Parla amaramente della Cina, nel passaggio dalla fase maoista a quella denghista, un pianeta complicato che conosce come pochi in Occidente. Capta, preoccupato, gli scricchiolii nel mondo sovietico, specie nelle aree delle minoranze etniche islamiche.

Foschi presagi. Rossana sorride anche lei, con noi, quando Karol tira fuori con la massima disinvoltura qualcuno dei termini del suo originalissimo repertorio italiano/cosmopolita, con accento francese. Se Karol è soprattutto un grande inviato speciale, Rossana è un’analista colta e raffinata, la marxista che coglie le connessioni tra gli eventi, nel contesto contemporaneo e nella storia che li ha preceduti.

Rossana Rossanda con il marito K.S. Karol
Rossana Rossanda con il marito K.S. Karol

ORA, LE VITE DI RR E KSK – libri, foto, oggetti – in qualche modo si ricongiungono, a Venezia, proprio nella città dove nel novembre 1977 si tenne il convegno, organizzato dal manifesto, «Potere e opposizione nelle società post-rivoluzionarie». Chi, se non Karol e Rossana, poteva mettere insieme pensatori e intellettuali come Bettelheim, Althusser, Franqui, Singer, Fortini a discutere della crisi del socialismo realizzato?

Nella città tanto amata da Rossana, nelle belle due stanze dedicate dall’Iveser alla fondatrice del manifesto, ecco un libro in russo di Karol, ecco l’immagine di lui con Ciu En Lai, e un’altra con il Che, e un’altra ancora di Rossana con Sartre e De Beauvoir…

Cent’anni fa nasceva Rossana, cent’anni fa nasceva Karol. il manifesto nasce anche dalla loro storia.