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In Nigeria anche il convoglio presidenziale finisce sotto attacco

In Nigeria anche il convoglio presidenziale finisce sotto attaccoIl muro abbattuto del carcere di Kuje – Ap

Jihad e "banditi" Assalto armato alla prigione di di Kuje, vicino la capitale Abuja, almeno 600 detenuti in fuga. E agguato all'"advance team" di Buhari, con due guardie uccise

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 7 luglio 2022

I Due differenti episodi evidenziano in Nigeria la gestione «deficitaria» da parte del presidente Muhammadu Buhari, rieletto per un secondo mandato nel 2019 con il preciso obiettivo di «combattere la violenza e aumentare la sicurezza nel paese».

Nella tarda serata di martedì proprio il convoglio presidenziale, che trasportava alcuni membri dell’entourage di Buhari, è stato attaccato mentre era diretto a Daura, nella regione di Katsina, in vista della visita del presidente nella sua città natale per la festa musulmana del sacrificio. Altrettanto emblematico, riguardo alla gravità della situazione nel paese, è l’attacco, sempre nella giornata di martedì, da parte di uomini armati contro la prigione di Kuje, vicino alla capitale Abuja, dove almeno 600 prigionieri sono fuggiti da una struttura che aveva un totale di 994 detenuti.

Il segretario permanente del ministero dell’Interno, Shuaib Belgore, ha affermato in una conferenza stampa che «almeno 50 uomini hanno assaltato la prigione con esplosivi e lanciarazzi, una violenta battaglia è durata circa un’ora fino all’arrivo dei rinforzi, con un agente ucciso e 70 miliziani jihadisti di Boko Haram fuggiti dalla prigione».
Le forze di sicurezza nigeriane sembrano in difficoltà su più fronti: nel sud- est dove sono presenti numerosi gruppi separatisti, ma soprattutto nel nord-est dove ormai è diventata sempre più costante la presenza dello Stato Islamico dell’Africa Occidentale (Iswap), subentrato a Boko Haram dopo la morte, lo scorso maggio 2021, di Abubakar Shekau storico leader del gruppo.

Altrettanto problematiche le situazioni nel nord-ovest e nel centro del paese dove dilagano molteplici bande criminali di «banditi» che negli ultimi due anni hanno provocato più di 2mila morti e 800 rapimenti: l’ultimo, in ordine cronologico, è quello di 2 missionari, tra cui l’italiano Padre Luigi Brena, rapito questa domenica e liberato, forse perché scappato dal luogo del sequestro, nella giornata di martedì.

«I fatti di questi giorni mettono sempre più in evidenza l’incapacità di Buhari, dopo un attacco contro una prigione vicina alla capitale in una zona considerata sicura», ha dichiarato ieri alla stampa nazionale Atiku Abubakar, leader del Partito Democratico del Popolo (Pdp) e principale candidato alle prossime presidenziali di febbraio 2023.
Una campagna elettorale, partita con largo anticipo, che vedrà contrapposto Atiku (controverso personaggio politico indagato più volte per corruzione) all’ex governatore di Lagos, Bola Tinubu, vincitore delle primarie per la successione a Buhari all’interno dell’All Progressive Congress (Apc).

I temi centrali nei primi comizi dei due avversari restano la «sicurezza nel paese» e la difficile «crisi economica e sociale», aggravata dalla guerra in Ucraina e dall’aumento dei beni di prima necessità, che rischiano di portare il paese, secondo un recente report di International Crisis Group (Icg), a un «punto di non ritorno».

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