Di tutti gli insulti, o meglio appropriate definizioni (come approfittatore dell’Apartheid) contro Elon Musk proiettati ieri da anonimi “eroi” sul muro del quartier generale di Twitter, quello che certamente lo avrà tormentato di più è Space Karen – Karen dello spazio. Nel gergo virale di internet, una Karen è una donna bianca petulante – solitamente di mezza età ma non solo – spesso razzista, e in genere dedita a rendere la vita impossibile a chiunque la circondi.

CONTEMPORANEAMENTE, negli Usa come in Italia – e in buona parte del mondo – in cima ai trending topic di Twitter fra giovedì e ieri c’erano #RipTwitter, #TwitterOff e decine di simili hashtag che restituiscono il senso del caos che si è abbattuto sulla piattaforma dopo che centinaia di dipendenti hanno abbandonato la compagnia, aggiungendosi alla metà del personale licenziato da Musk a fine ottobre. Secondo fonti del Washington Post, gli ingegneri rimasti a occuparsi di sistemi «critici» della piattaforma sono ormai solo due, o uno – «o perfino zero». In tanti si aspettano dunque un crollo imminente del social network, che ha chiuso fuori dagli uffici della compagnia i propri dipendenti «con effetto immediato» fino a lunedì prossimo, senza spiegare perché.
Tutto era cominciato mercoledì quando – nel cuore della notte come si confà a un padrone/vessatore come lui – Musk aveva inoltrato una mail al personale della piattaforma in cui chiedeva loro di adattarsi a un nuovo Twitter «estremamente hardcore», che avrebbe richiesto di «lavorare per molte ore ad alta intensità», o di andarsene con una indennità di licenziamento. In allegato un modulo da sottoscrivere entro le cinque del pomeriggio del giorno successivo.

LA RISPOSTA non si è fatta attendere: secondo un impiegato di Twitter che ha parlato con la Bbc «quando le acque si saranno calmate, saranno probabilmente rimasti meno di 2.000 dipendenti» (dei 3.500 sopravvissuti al licenziamento di massa). Con intere squadre essenziali svuotate o spazzate via, il minimo errore potrebbe compromettere irreparabilmente il funzionamento del social network: «Ogni errore nei codici e di gestione – ha detto al Wp un ex ingegnere della compagnia – è ora letale». Una ex dipendente che ha parlato con il Guardian si aspetta un collasso già nella notte.
E sulla piattaforma gli utenti oltre a dare l’addio si preparano già al dopo Twitter. Fra i topic più citati ci sono piattaforme alternative come Mastodon, in tanti cercano di scaricare i loro dati e altrettanti si scambiano i propri contatti alternativi – per esempio di Instagram – , dalla deputata democratica Usa Alexandria Ocasio-Cortez agli account ufficiali di vari governi mondiali.

NELLA GIORNATA di ieri Musk ha incontrato diversi ingegneri che avevano accettato l’indennità di licenziamento per convincerli a restare, mentre in pubblico, sul suo social in preda al caos, ostentava sicurezza: «Abbiamo raggiunto un nuovo record di utenti su Twitter lol» ha scritto sulla sua pagina, mentre un giornalista del New York Times gli faceva notare che era un po’ come rallegrarsi di avere tanti spettatori di un incendio che dilaga nella propria casa.

IL SUO STILE da troll anziché da proprietario di una compagnia che ha portato a un passo dal tracollo – a partire da quando è entrato nel suo quartier generale con un lavandino in mano per sfruttare un’altra espressione virale (let that sink in: fatevene una ragione, metabolizzatelo, ma letteralmente anche fai entrare quel lavandino) – è il motivo per cui essere chiamato Space Karen l’avrà infastidito non poco. Ma sul quartier generale di Twitter sono scorsi insulti a Musk ancora più calzanti: razzista meschino, megalomane, parassita supremo, miliardario senza valore.