Breve pausa delle precipitazioni in Veneto oggi, ma nella regione flagellata dal maltempo resta lo stato di attenzione per esondazioni e frane. Preallarme per il Po, a Venezia ancora acqua alta, 105 i centimetri attesi. «La situazione è apocalittica: venti fino a 180 chilometri orari, strade devastate, tralicci piegati come fuscelli» il commento del direttore della Protezione civile nazionale, Angelo Borrelli. «Chiederemo lo stato di emergenza oltre a normative e ordinanze per la gestione dei detriti e degli appalti per i lavori di ripristino. Avevamo già chiesto di modificare il codice degli appalti per l’emergenza». Sul tema mancata prevenzione aggiunge: «Fra aprile 2013 e dicembre 2017 abbiamo avuto in Italia danni per un miliardo di euro alle attività produttive, per 7 miliardi alle infrastrutture pubbliche e un miliardo alla popolazione. Per gli eventi in corso saremo probabilmente nell’ordine di qualche miliardo di euro. Bisogna semplificare la normativa ambientale».

Il presidente Sergio Mattarella ieri ha chiamato il governatore del Veneto dicendosi addolorato, vicinanza anche dal presidente della Camera, Roberto Fico. La regione è in ginocchio, il bellunese l’area più colpita: i Vigili del fuoco chiedono maggior sostegno nonostante siano all’opera 3mila volontari. In azione pure l’esercito per mettere in sicurezza i fiumi, ripristinare la viabilità e la linea elettrica. Da Toscana e Abruzzo sono arrivate le colonne mobili della Protezione civile locale. La federazione delle utility dell’acqua ne hanno inviata 4mila litri in sacchetti monouso. Ieri erano 255mila le utenze elettriche riattivate in Veneto e Friuli Venezia Giulia, ancora circa 5.700 le utenze senza corrente. Ma non per tutti funziona la rete principale: per una parte ci sono i generatori, con blackout frequenti quando termina il carburante. Danni anche alla rete telefonica.

Devastate le due foreste di abeti rossi dai quali si realizzano gli Stradivari: dopo la Val di Fiemme, in Trentino Alto Adige, ha subito gravissimi danni pure la Val Saisera, in alto Friuli. Sono poi isolate la Val Cellina, Val Vajont, Val Degano, l’alta Val Tagliamento, la zona di Sauris e Sappada. In 26 comuni della Carnia c’è obbligo di bollire l’acqua prima di berla.
«Ho parlato con il premier Giuseppe Conte, in settimana ci saranno i primi provvedimenti – ha spiegato ieri il governatore veneto, Luca Zaia -. Saranno procrastinate le scadenze fiscali, speriamo di avere libertà nella gestione commissariale». Arriverà subito un milione di euro per il recupero dei boschi di Asiago ha assicurato il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, sarà dirottato dalle iniziative sul centenario della Grande Guerra. «La montagna veneta è diventata un paesaggio lunare – ha proseguito Zaia -, quasi 100mila ettari di bosco non ci sono più. Otto frazioni sono ancora isolate, 100 persone evacuate, le frane non si contano, intere strade sono da rifare. La zona delle Dolomiti colpita è patrimonio Unesco. C’è il rischio di spopolamento per la fuga degli abitanti».

Il vicepremier Matteo Salvini oggi sarà a Venezia e Belluno: «Stiamo già trovando i primi 200 milioni per aiutare le popolazioni, dal Veneto alla Sicilia». Il sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci, promette un emendamento al decreto Fiscale o alla Legge di Bilancio per stanziare fondi al più presto. Il ministro agli Affari regionali, Erika Stefani, insiste sull’autonomia del Veneto: «Sto attendendo che alcuni ministeri mi diano risposte». Promette di visitare le zone disastrate anche l’altro vicepremier, Luigi Di Maio: «Tutto il governo è al lavoro. La prevenzione del dissesto idrogeologico è una priorità».

Una priorità finora non è stata: «Il maltempo ha provocato la strage di circa 14 milioni di alberi compromettendo l’equilibrio ecologico di vaste aree montane, mettendone a rischio la stabilità idrogeologica. Ci vorrà almeno un secolo per tornare alla normalità», la stima di Federforeste. E il verde Angelo Bonelli: «L’esecutivo Conte si concede il lusso di rifiutare un prestito di 800 milioni a tasso agevolato dalla Banca Europea, che sarebbe stato destinato a combattere il dissesto idrogeologico. La scusa di ‘non fare debiti’ non regge».