La notizia, fatta trapelare ieri mattina dal Viminale, ha tutta l’aria dell’ennesima provocazione: Tripoli avrebbe dato la sua disponibilità come porto sicuro per i 356 migranti della nave Ocean Viking che avrebbe ricevuto anche riferimenti e contatti per l’organizzazione dello sbarco. Ipotesi a dir poco impossibile, vista la guerra civile in corso da mesi in Libia. E infatti Sos Mediterranée e Medici senza frontiere – che gestiscono la nave e coordinano i soccorsi – hanno immediatamente fatto sapere di non aver nessuna intenzione di riportare i migranti nel Paese dal quale sono fuggiti: «Tra i sopravvissuti ci sono persone che portano i segni strazianti delle violenze fisiche e psicologiche subite durante il loro viaggio attraverso la Libia», hanno spiegato le due ong che hanno poi comunicato di aver fatto rotta verso nord e chiesto a Italia e Malta l’indicazione di un porto sicuro.

Sembra proprio che non ci sia verso di sbloccare la situazione per gli oltre 500 migranti che si trovano a bordo della Open Arms e della Ocean Viking. Silenzio da parte dell’Europa, mentre Madrid ha detto no anche alla richiesta avanzata giorni fa dal comandante della nave spagnola di accogliere almeno i minori. José Luis Abalos, ministro per lo Sviluppo, ha spiegato che il comandante non ha l’autorità per fare una simile richiesta, anche se poi ha aggiunto che questa «può essere un modo per tenere viva al questione». Immediata la replica di Oscar Camps: «Non si tratta mantenere viva la questione, ma di mantenere vive le 507 persone che oggi stanno subendo un sequestro in mezzo al mare», ha detto il presidente della ong spagnola. E anche l’Unhcr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, ha chiesto all’Europa di intervenire permettendo lo sbarco dei migranti.

Da parte sua Matteo Salvini continua a soffiare su fuoco. «Al lavoro al ministero per evitare lo sbarco di oltre 500 migranti a bordo delle navi di due ong, una francese e una spagnola», ha scritto il ministro su Facebook. «Per 350 di essi la Libia ha dato disponibilità i un porto di sbarco, mentre per gli altri (quelli visitati dal milionario Richard Gere) l’indicazione che ho dato è il divieto di ingresso nelle nostre acque e l’invito a navigare in direzione Spagna».

E’ probabile, però, che anche questa volta a smuovere le acque intervengano i giudici, almeno per quanti riguarda i tanti minori che si trovano a bordo delle due navi. Rispondendo al ricorso presentato il 7 agosto dai legali di Open Arms, ieri il Tribunale dei minori di Palermo ha risposto che impedire lo sbarco dei minori per il divieto imposto dal responsabile dell’Interno «equivale a un respingimento» vietato dal diritto internazionale. E per questo i giudici chiederanno «chiarimenti» ai ministri che hanno firmato il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane, vale a dire oltre a Salvini, al titolare dei Trasporti Danilo Toninelli e a quello della Difesa Elisabetta Trenta. E dopo aver ricordato che «le convenzioni internazionali impongono il divieto di respingimento alla frontiera o di espulsione dei minori non accompagnati, concludono constatando come sia «evidente che questi dritti vengono elusi».