Lasciato come una cosa posata in un angolo e dimenticata

Sembra dire quel corpo esplosivo di 14enne accoccolato su un divano, in pieno giorno, con un dispositivo parlante tra le mani e le attenzioni cedute al viaggio di un sogno.

Comincia così il video di Rocco, studente del liceo scientifico De Giorgi, a Lecce.

Un video ideato appresso ad una proposta della prof. di inglese, nella singolare esperienza della didattica a distanza.

Silently è il titolo.

Silenziosamente.

Il silenzio è la voce narrante.

Il silenzio in casa, nelle strade, innestato nel suo corpo.

Il silenzio è sfondo e fondo di una paura in cui i passi decisi e ribelli di un quattordicenne sfidano le restrizioni e si portano fuori casa, in strada.

Coi piedi grandi di uomo acerbo, coi passi potenti di chi i mondi ha tutti da scoprirli e farli. Coi piedi in primo piano, nel gesto delle mani che allacciano le stringhe con rabbia, con decisione, con la insurrezione di chi ha paura eppure osa.

La paura mette punti, separa, è conclusiva, impedisce la continuità.” Dice Chandra Livia Candiani e il tempo inaugurato con la quarantena mostra contenere tutti questi aggettivi ai quali Rocco si oppone con un colpo di reni, onirico e non meno vero della realtà.

Sulla paura si è promosso il “distanziamento sociale” mentre quello necessario era un distanziamento fisico responsabile. Con la paura si è dispersa una punteggiatura in cui ciascuno si è fatto punto separato dagli altri ed ogni continuità di legame è stata impedita.

Già con le parole!

Rocco sembra riconoscere le inesattezze delle parole diffuse e sente il silenzio sulle parole che invece le emozioni e i desideri cercano, esplodendo in sogni.

Silenziosamente, attraverso un sogno, ci accompagna ad una coraggiosa adesione alla realtà che nelle ultime scene del video diventa piena e dal suo corpo in divenire parola raggiunge chi guarda, e lo stana.

Attraverso il sogno, Rocco torna alla vita, a quella che conosce e conferma come irrinunciabile.

Lo fa come ogni giorno.

Perché “è bello avere un gesto che si ripete ogni giorno, è come avere una cornice che resta ferma e al suo interno possiamo notare come tutto cambi, dentro e fuori di noi. Tenendo fermo il gesto, notiamo che un giorno lo facciamo con commozione, un giorno con rabbia, un giorno di fretta, un giorno siamo innamorati e un’altra volta non lo siamo più, la vita ci ha toccato a fondo, la vita sembra trascurarci, e con tutto questo scorrere di eventi e di stati d’animo, insieme a tutto questo, noi c’inchiniamo.” (Chandra Livia Candiani, Il silenzio è cosa viva)

Negli interstizi di un tempo che dobbiamo sognare, con atti creativi e disobbedienti, responsabili e generosi, sono i giovanissimi come Rocco, nella esperienza compromessa della scuola, a convocarci per nuovi inchini di meraviglia.

*