«Fuori da un coro sempre pronto ad affratellare le voci più disparate che vengono ad omogeneizzarsi nel mantra della penosa litania dei diritti fondamentali credo sia giunta la stagione in cui la fin troppo frequente evocazione di irrinunciabili e non negoziabili posizioni giuridiche alle quali l’ordinamento deve prestare tutela possa, finalmente, essere declinata anche in favore dei cittadini italiani, nati in Italia da cittadini a loro volta italiani». Con queste parole il presidente del Tar di Brescia Roberto Politi ha inaugurato giovedì scorso l’anno giudiziario 2019. Poco prima aveva elogiato i recenti interventi di un «esecutivo finalmente non più pavido» e auspicato una completa riscrittura del Testo unico sull’immigrazione.

LA RELAZIONE ha ovviamente sollevato un polverone. «Appare offensivo definire ‘penosa litania di diritti fondamentali’ la richiesta del rispetto dei diritti inviolabili riconosciuti dalla nostra Costituzione ad ogni individuo indipendentemente dalla sua cittadinanza», ha risposto il direttivo della Camera penale di Brescia. L’associazione di avvocati ha anche criticato la scelta dell’immagine di copertina del discorso: l’Arengario di piazza della Vittoria, una costruzione di architettura fascista utilizzata dal 1932 come palco per i discorsi dei gerarchi.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, presidente del Consiglio di stato, ha fatto riferimento alle parole di Politi durante l’apertura dell’anno giudiziario del Tar a Bologna, pur senza citarlo direttamente. «L’affermazione convinta e costante dei diritti fondamentali non costituisce una ‘litania’ come pure ho sentito dire», ha detto l’alto magistrato.

DURE CRITICHE sono arrivate anche da Amministrare giustizia, corrente della magistratura amministrativa associata: «Il giudice amministrativo è il garante dello Stato democratico attraverso la sua opera di tutela dei diritti dei cittadini nei confronti dei poteri pubblici. In un momento storico in cui l’autorevolezza delle istituzioni democratiche è messa ogni giorno in discussione, evitare che l’immagine della magistratura sia offuscata dal pregiudizio è per ogni magistrato un dovere e un valore irrinunciabile». I parlamentari Pd Alfredo Bazoli e Marina Berlinghieri hanno biasimato il fatto che simili affermazioni siano state espresse da una figura istituzionale. Il senatore della Lega Roberto Calderoli ha invece espresso solidarietà al magistrato.

POLITI NON È NUOVO a uscite pubbliche di questo tenore, anche nell’esercizio delle sue funzioni. Aprendo l’anno giudiziario 2018 aveva parlato di «approdi giurisprudenziali troppo spesso malamente improntati a ‘buoniste’ e indulgenti soluzioni, troppo preoccupati di assecondare l’ ‘onda lunga’ del politicamente corretto». Fino ad auspicare: «l’affermazione di una Legalità in grado di offrire prioritaria, quanto necessaria, tutela alla tradizione socio-culturale ed all’appartenenza identitaria del nostro Popolo». La legge è uguale per tutti, insomma, ma qualcuno dovrebbe essere più uguale degli altri.