Proprio mentre la Spagna vive una primavera 2023 segnata da una drammatica siccità, esplode con forza una nuova guerra dell’acqua, stavolta in Andalusia. A scatenarla è stata una proposta di legge presentata nel Parlamento regionale andaluso dalle forze politiche di destra, in particolare dal Partito popolare (Pp), che dal 2022 ha la maggioranza e governa la regione, e dal partito di estrema destra Vox.

La nuova norma permetterà di aumentare l’irrigazione agricola nei dintorni del Parco Nazionale di Doñana, una delle più importanti aree umide d’Europa, con un’estensione di 543 chilometri quadrati. Nonostante i ripetuti allarmi sulla situazione in cui si trova quest’area protetta, in stato critico per la mancanza di piogge e per il progressivo abbassamento dei livelli di falda causato anche dall’agricoltura intensiva, e nonostante la minaccia di pesanti sanzioni da parte della Commissione Europea, la maggioranza uscita dalle elezioni regionali del 2022 è andata avanti e lo scorso 12 aprile ha approvato la proposta di legge regionale.

Durissima ma inerme la reazione delle opposizioni, come il Partito Socialista andaluso, che nel 2018 ha perso il governo della regione dopo quarant’anni di potere ininterrotto, e le forze alla sua sinistra. Anche il governo centrale guidato da Pedro Sánchez ha tuonato contro la proposta di legge, avvertendo che adotterà tutte le misure necessarie per difendere Doñana.

La ministra per la Transizione Ecologica, Teresa Ribera, ha accusato il presidente della comunità autonoma dell’Andalusia Juanma Moreno Bonilla, di fare «un danno enorme» alla Spagna e agli andalusi con la sua «arroganza da señorito». Il Pp da parte sua difende la misura che, assicura, permetterà di aiutare 600 famiglie che vivono dell’agricoltura nella zona del Parco.

La decisione della maggioranza di destra nel Parlamento andaluso arriva nel pieno di una situazione pesantissima per Doñana, che va aggravandosi sempre più. La falda acquifera che alimenta le lagune è sempre più bassa e il 59% delle lagune temporanee più grandi non si allaga più dal 2013. Negli ultimi anni molte zone umide sono andate completamente perdute, raggiungendo negli ultimi mesi un punto critico mai registrato in precedenza. Questo ha avuto enormi ripercussioni sulla ricca biodiversità dell’area.

A causare questa situazione non è stata solo l’evidente mancanza di precipitazioni, ma anche la forte pressione dell’agricoltura intensiva, con importanti coltivazioni di fragole che richiedono un intenso uso dell’irrigazione. Le vaste serre dove vengono coltivati i frutti sono posizionate fuori dall’area del Parco, ma utilizzano l’acqua dello stesso acquifero che alimenta le lagune di Doñana. Esiste poi il fenomeno dei pozzi aperti illegalmente, che sarebbero almeno mille secondo un rapporto del Wwf. Come conseguenza, dal 2020 l’acquifero è stato dichiarato ufficialmente in uno stato di sovrasfruttamento. Secondo gli esperti, la creazione di nuovi sistemi di irrigazione causerà una ulteriore tensione sull’area umida già in stato di fortissimo stress.

Questo nuovo forte scontro sull’acqua in Spagna arriva in un contesto climatico molto preoccupante. In alcune aree del paese la situazione siccità è a livelli gravissimi, specie nelle regioni meridionali e orientali. Pochi giorni fa l’Agenzia meteorologica statale, Aemet, ha informato che il mese di marzo è stato il secondo più caldo e secco del XXI secolo, e le festività pasquali si sono appena celebrate in un’atmosfera più estiva che primaverile, con temperature assolutamente anomale anche superiori ai 30°C.

A marzo, inoltre, vasti incendi favoriti da suolo secco e alte temperature si sono sviluppati in diversi punti della Penisola Iberica, in uno scenario più proprio di agosto. L’incendio più grande ha divorato migliaia di ettari di vegetazione tra Comunità Valenciana ed Aragona. Colpita anche la verde regione delle Asturie, caratterizzata da clima atlantico, fresco e piovoso: centinaia i roghi alla fine di marzo, uno anche alle porte di Oviedo.