L’epoca premoderna della pittura giapponese ha un influsso prepotente nell’immaginazione del «mediamente colto» cittadino occidentale. Nonostante i pittori nipponici del XVI, XVIII e XIX secolo si siano ampiamente ispirati alla pittura cinese, quando immaginiamo i paesaggi orientali, le corti popolate di madame in abiti tradizionali, sovrani, signori feudali e artigiani, soldati e mercanti, o visioni di interi paesaggi, strade, campagne, boschi, siamo attratti, magneticamente, dal richiamo delle opere di taluni artisti. Di certo Hiroshige, Hokusai, Utamaro e Kobayashi.

UN POSTO TUTTO SPECIALE occupa Katsushika Hokusai. La sua lunga vita, nasce nel 1760 a Edo, la futura Tokyo, dove muore nel 1849, viene ampiamente sfruttata per evolvere un gusto e anche per rinnovare tecniche di stampa e colorazione. La recente mostra di opere del trio Hokusai – Hiroshige – Utamaro, che ha attraversato l’Italia – attualmente esposta nelle scuderie del Castello Visconteo di Pavia (fino al 9 febbraio), ma tre anni fa a Milano, a Palazzo Reale – già faceva emergere la varietà dei suoi percorsi pittorici. Serie divenute così importanti da essere da sole oggetti di culto e rassegne, di pubblicazioni e ristampe, come Le trentasei vedute del Monte Fuji – edito agli inizi degli anni Trenta dell’Ottocento, quando l’artista era già uno splendido e felice settantenne – o Insolite vedute di ponti famosi, Viaggio fra le cascate nelle varie province, Oceani di saggezza, Neve luna fioriture, Specchio dei poesie giapponesi e cinesi.
L’Ippocampo, casa editrice milanese specializzata in volumi dalla pregevole fattura e cura editoriale, ha dato alle stampe una nuova edizione delle Trentasei vedute del Monte Fuji (pp. 228, euro 29,90), a cui sono legate anche le dieci ulteriori che l’editore giapponese di Hokusai, Nishimura Yohachi, gli chiese di realizzare, in seguito al successo del volume. È un’opera che si srotola su lunghi fogli orizzontali. Vanno dispiegati con lentezza e accuratezza: il cofanetto, infatti, è realizzato a leporello e riporta l’integrale delle celebri 36 vedute, con a corredo un libretto che descrive ogni «immagine».
Anni fa, Electa ha pubblicato lo spettacolare La città dipinta – Il rotolo di Suzhou (in inglese è conosciuto come Prosperous Suzhou), capolavoro cinese del pittore Xu Yang (1712-1777) che impiegò ventiquattro anni a realizzarlo, raffigurando 4600 soggetti umani e una moltitudine impressionante di alberi, rocce, abitazioni, edifici e ponti, per una lunghezza di dodici metri.

ADESSO TOCCA alle vedute di Hokusai. Il formato, 22 x 31 cm, si avvicina all’originale öban, 22 x 38 cm; se lo dispieghiamo completamente, raggiungiamo i quattordici metri.
Il Fuji viene colto talora come il protagonista assoluto, simbolo dell’eterno, a diverse ore del giorno e in distinte condizioni climatico-ambientali; talora, al contrario è una nota al fondo di un paesaggio mosso dall’azione degli umani, dove vediamo falegnami, trasportatori, samurai, conciatetti, pescatori, contadini, raccoglitori, chiatte, case da te, torii, ruote idrauliche, risaie, villaggi, cavalli, carpentieri.
C’è gente che cammina lungo le antiche vie o abbraccia alberi, scala montagne, supera ponti a botte, recita e canta, raccoglie vongole in spiaggia, si diverte sotto le abbondanti ed immacolate fioriture dei ciliegi, o prega gli dei e la buona sorte di scampare al pericolo delle grandi onde scosse da una tempesta (la celebre iconica veduta dal titolo La grande onda di Kanagawa, probabilmente la più amata e riconoscibile).
Insomma, tutta quella meraviglia che appartiene al ricchissimo immaginario del mondo fluttuante, così come si indica la letteratura e la rappresentazione artistica di quei secoli, secondo quanto definito dallo scrittore e monaco buddista Asai Ryoi (1612-1691) che nei suoi racconti fluttuanti (Ukiyo monogatari) celebrava e consigliava di vivere solo «il momento presente», di fluttuare «come una zucca sul fiume», abbracciando idee e uno stile di vita che i nostri epicurei ben conoscevano, o che in Asia, già i taoisti e poeti dell’epoca Tang avevano ampiamente profetizzato e sperimentato.