Il monastero di Alba Dorata è bello, maestoso ed accogliente, costruito di fronte al mare Egeo nel decimo secolo, distrutto e riedificato più volte in seguito alle incursioni ottomane e saracene. Ha avuto l’onore di avere tra i suoi monaci San Gregorio Palamas, uno dei maggiori teologi ortodossi, iniziatore del “esicasmo”, la pratica dell’ascetismo più rigoroso. Il monastero si chiama Esfygmenou cioè “ristretta”, visto che si trova circondato da tre delle tante catene montagnose che insieme compongono il Monte Athos, al nord della Grecia.

Da mezzo secolo però i monaci di Esfygmenou non hanno più alcun rapporto con la Repubblica monastica. La ribellione è scoppiata nel 1965, dopo lo storico abbraccio a Gerusalemme tra il Papa Paolo VI e il Patriarca di Costantinopoli Atenagora, che hanno annullato le reciproche scomuniche. Buona parte dei monaci di Esfygmenou hanno gridato al «tradimento papista» e si sono proclamati «unici difensori dell’ortodossia». Hanno buttato fuori i confratelli fedeli a Costantinopoli, hanno appeso un grande striscione con sopra scritto «ortodossia o morte» e da allora vivono barricati dentro il monastero, trasformato in fortezza.

Molto probabilmente Esfygmenou ora è diventato anche l’ultimo caposaldo di Alba Dorata. Da quasi un decennio i monaci ultratradizionalisti sono affiancati dal partito nazista e da altre formazioni dell’estrema destra. L’alleanza è diventata pubblica quando un tribunale greco ha condannato a 20 anni di reclusione il monaco Metodio, il capo dei ribelli. Il giorno dopo un pugno di monaci esagitati e picchiatori fascisti si sono riversati nelle strade di Salonicco, facendo sventolare la svastica accanto alle antiche icone e ai labari del monastero.

Nel 2012 un nutrito gruppo di monaci e muscolosi militanti di Alba Dorata ha assaltato un teatro di Atene e picchiato attori e pubblico perché veniva rappresentata l’opera «blasfema» Corpus Christi di Terrence McNally. La cooperazione è proseguita l’anno seguente: quando la polizia greca ha cercato di sgomberare Esfygmenou, è stata accolta da “albadorati” armati di molotov e di bombe carta. Respinto l’assalto degli «atei democratici», Esfygmenou è diventata una base permanente per Alba Dorata ma anche per tutta l’estrema destra balcanica e non: sono passati da lì il serbo Vojislav Šešelj e dirigenti di primo piano dei gruppi russi e ucraini, immortalati a curare amorevolmente le vigne del monastero. Tutti arrivati clandestinamente, varcando il confine dell’area autonoma di Monte Athos attraverso sentieri nascosti nel bosco, visto che l’amministrazione della Repubblica monastica non permette l’ingresso per chi si dirige a Esfygmenou.

Scontri al monastero

Questa è molto probabilmente la strada che avrebbe percorso anche il ricercato Christos Pappas, l’unico del gruppo dirigente di Alba Dorata sfuggito all’arresto. Come tutti agli altri dirigenti, Pappas, che era il vice capo dell’organizzazione, è stato condannato a 13 anni di reclusione, ma si era reso uccel di bosco già prima della sentenza. Era in libertà condizionata e avrebbe dovuto presentarsi periodicamente al commissariato. I poliziotti però, ampiamente infiltrati dall’estrema destra, hanno tardato a suonare l’allarme.

Il primo a sospettare dove si nascondesse il latitante è stato frate Bartolomeo, igumenos (priore) ufficiale del monastero, a cui è precluso l’accesso ed è costretto a riparare con i confratelli negli altri 19 conventi di Monte Athos: «Quando ho saputo che Pappas si è reso latitante, il mio primo pensiero è stato che stava nascosto nel monastero, trasformato in centrale di criminalità, non solo politica, ma anche comune», ha dichiarato ai giornalisti. Già prima però nelle redazioni ateniesi giravano insistenti voci che collocavano Pappas a Esfygmenou, rafforzate dai precedenti casi in cui nello stesso monastero avrebbero trovato rifugio celebri criminali greci. D’altronde sono state frequenti le visite di Pappas al monastero, insieme con altri camerati del partito nazista, ma anche da solo o con famiglia: la casa paterna di Pappas si trova a Ioannina, capoluogo dell’Epiro, non lontano dalla penisola calcidica e da Monte Athos.

Se frate Bartolomeo ha ragione, ci sono scarse speranze di stanare da lì e mettere le manette al caporione nazista. La Cassazione greca e, per ultimo, la Corte Penale di Salonicco quest’estate, hanno ripetutamente intimato ai ribelli di sgomberare, ma senza alcun risultato. Qualche mese fa è cominciata la confisca di tutte le proprietà appartenenti a Esfygmenou. Espugnare o assediare a lungo l’antico monastero è fuori luogo. Bisogna solo vedere quanto può reggere un nazionalsocialista paganeggiante, convinto adoratore del dio Pan e lettore assiduo di Aleister Crowley, a restare rinchiuso in un ambiente di monaci ortodossi ultraconservatori, ottusi e fanatici.