Donald Trump si trova alla Casa bianca non perché abbia ottenuto più voti di Hillary Clinton nel 2016 ma perché in tre stati che di solito votavano democratico nelle elezioni presidenziali – Michigan, Wisconsin e Pennsylvania – due anni fa ottenne complessivamente 78.000 voti in più della candidata democratica.

IL BIZZARRO MECCANISMO elettorale Usa (in cui a eleggere il presidente non sono direttamente i cittadini ma uno speciale collegio elettorale composto dai delegati di ciascuno stato) fece il resto, dando a Trump una maggioranza che nel paese non esisteva: a livello nazionale la Clinton raccolse 2,8 milioni di voti più di lui.

Michigan, Wisconsin e Pennsylvania sono, assieme all’Ohio, il cuore industriale dell’America, il Midwest dove per decenni i sindacati sono stati forti, gli operai votavano democratico e i candidati repubblicani raccoglievano solo le briciole.
Poi le fabbriche hanno chiuso, i posti di lavoro dell’industria automobilistica sono scomparsi, o trasferiti in Messico e in Cina, Detroit è diventata una città fantasma. Convinti di essere stati abbandonati dai democratici centristi come Bill Clinton e Barack Obama, nel 2016 i lavoratori bianchi maschi hanno plebiscitato Trump, peraltro arrivato dopo politici repubblicani che avevano saputo sfruttare la situazione già anni prima, come il governatore del Wisconsin Scott Walker.

DA IERI, IL DIBATTITO POLITICO americano guarda già alle elezioni presidenziali del 2020, dove Trump è sicuro di essere rieletto grazie alla fedeltà della base repubblicana, estremamente sensibile ai suoi violenti discorsi contro gli immigrati, le minoranze, i mass media e i democratici. Ma nessun candidato repubblicano può essere eletto contando solo sugli stati rurali delle grandi pianure e sul Sud: i voti semplicemente non sono abbastanza. PER VINCERE NEL 2020, Trump deve prevalere non solo in Ohio e Florida ma anche in almeno due dei tre stati del Midwest: Michigan, Wisconsin e Pennsylvania, che insieme controllano 46 voti su 538 nel collegio elettorale.

Se è così, le notizie che arrivano dalle elezioni di martedì scorso sono pessime per il presidente: in Wisconsin il governatore Walker è stato battuto dal candidato democratico Tony Evers, mentre la senatrice Tammy Baldwin ha vinto facilmente contro lo sfidante repubblicano. In Michigan, la candidata democratica per il posto di governatore, Gretchen Whitmer, ha staccato di 350.000 voti il repubblicano Bill Schuette, mentre la senatrice uscente Debbie Stabenow ha prevalso su un forte candidato repubblicano.

ALLA CAMERA, I DEMOCRATICI hanno ottenuto due seggi in più, ottenendo la maggioranza in due circoscrizioni che apparentemente erano bastioni dei repubblicani.

Infine, in Pennsylvania, sia il governatore che il senatore democratico uscente sono stati rieletti senza difficoltà e, alla Camera, hanno guadagnato quattro seggi.
Il bilancio non è quindi difficile da fare: benché Trump conservi una solida base di sostegno anche in questi stati, i suoi fedelissimi sono minoranza e faranno molta fatica a ripetere nel 2020 il successo del 2016.

Quest’anno si sono mobilitati milioni di giovani entrati in politica per la prima volta e, soprattutto, di donne che hanno votato per i democratici nella proporzione del 60% contro il 39%. Non solo Trump ma qualsiasi candidato repubblicano sarà in difficoltà per ragioni puramente demografiche: le donne costituiscono il 53% dell’elettorato.

A TUTTO QUESTO VA AGGIUNTO un altro fattore: le elezioni di martedì si sono svolte in un momento in cui l’economia apparentemente va benissimo, con la disoccupazione al 3,7%.

Quest’immagine però rischia di essere fuorviante: i salari continuano a stagnare, nelle zone rurali e di montagna le condizioni non sono certo migliorate rispetto a due anni fa, i posti di lavoro delocalizzati all’estero non sono tornati né a Flint o a Detroit (Michigan), né a Baltimora (Pennsylvania).

Un rallentamento della macchina produttiva, se non una vera propria crisi, entro i prossimi due anni è assai probabile: allora Trump dovrà rispondere di tutte le promesse irrealizzabili che aveva fatto ai suoi elettori nel 2016.