«Senza una risposta europea comune alla crisi energetica, rischiamo seriamente la frammentazione» dell’Unione Europea ha detto ieri la presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen alla cerimonia di inaugurazione dell’interconnettore Bulgaria-Grecia. Von Der Leyen ha descritto lo stato di divisione politica tra i paesi europei che stentano a trovare un accordo significativo su un’azione comune «che permetta di ridurre i costi energetici per famiglie e imprese», mentre trionfano gli interessi nazionali e si aggravano le contraddizioni di un mercato unico ispirato alla libera concorrenza.

«Abbiamo già fatto passi importanti. Ad esempio, ieri abbiamo concordato insieme di limitare i profitti eccezionali realizzati da alcune società energetiche. Bisogna fare di più per contenere l’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia che stanno indebolendo la nostra economia. L’Europa ha tutto ciò di cui ha bisogno per liberarsi dalla nostra dipendenza dalla Russia. È una questione di volontà politica. Che però, al momento, manca.

A questo scenario diviso tra un’ipotesi di «Unione per l’energia» e una frammentazione politica progressiva si aggiungono i più o meno misteriosi episodi di interruzione del gas russo che vanno contestualizzati nel clima di guerra instaurato dopo l’aggressione russa all’Ucraina. Ieri Eni ha detto che le forniture di gas russo all’Italia attraverso il Tarvisio sono «a zero». «Ci risulta però che l’Austria stia continuando a ricevere gas. Stiamo verificando con Gazprom se sia possibile riattivare i flussi verso l’Italia».

La sospensione delle forniture dal Tarvisio non dovrebbero cambiare la situazione, rassicura l’Eni. Al momento la fornitura del gas russo sarebbe stata diminuita al 10% del fabbisogno nazionale. Il governo Draghi ha programmato di sostituire progressivamente gli oltre 20 miliardi di metri cubi all’anno di volumi di gas importati da Mosca fino allo scorso anno. Il gas arriverà dall’Algeria per oltre 80 milioni di metri cubi. Dal prossimo anno sono previsti 6 miliardi di metri cubi addizionali che raggiungeranno i 9 miliardi tra il 2023 e il 2024, raddoppiando l’import fino a 18 miliardi di metri cubi all’anno dal 2024. Questo inverno l’Italia potrà inoltre contare su circa 4 miliardi di metri cubi addizionali dal nord Europa e sulle prime forniture addizionali di Gnl in particolare dall’Egitto. In questo quadro si prevede un aumento della pressione politica per la costruzione del rigassificatore nel porto di Piombino contro il quale si oppongono le forze politiche e sociali della città.

La crisi vista dal punto di vista della cittadinanza che subisce aumenti delle bollette sta assumendo toni drammatici. Ieri a Bologna, in via Ugo Bassi, a due passi dalle Due Torri, davanti a un Eni Store, la campagna «Noi Non Paghiamo-Emilia-Romagna» ha organizzato un falò simbolico dove sono state bruciate le bollette. «Non possiamo permetterci di pagarle – hanno denunciato i manifestanti – e non le pagheremo». L’altro ieri c’è stata una manifestazione a Torino di 200 persone davanti alla sede Iren. Allo sportello sono stati riconsegnati i moduli di reclamo e di autosospensione dal pagamento delle bollette di teleriscaldamento. Da lunedì sono previste altre manifestazioni.

Da domani sono previste altre manifestazioni, in occasione della «giornata internazionale di lotta alla crisi e al carovita». L’’Usb ha annunciato sit-in tutto il paese. ll sindacato depositerà alla procura di Roma una denuncia «contro tutte le condotte poste in essere dalle società che commerciano gas, energia elettrica e prodotti petroliferi ai danni della collettività». «La situazione sul piano sociale rischia di essere esplosiva» sostiene Maurizio Landini (Cgil).