Il popolo venezuelano torna oggi al voto per le elezioni dei consigli municipali, in mezzo ai timori di un alto astensionismo. Il programma di ripresa economica lanciato lo scorso agosto dal governo Maduro non ha prodotto – né poteva farlo, in tempi così brevi – la svolta auspicata. Né basterà di sicuro a risollevare il morale di una popolazione sempre più demotivata l’annuncio di nuovi aumenti dei salari e delle pensioni, tanto più in assenza di qualsivoglia misura contro speculazione e accaparramento. Ci vorrebbe del resto ben altro, come ci ha spiegato Néstor Francia, poeta e saggista rivoluzionario, nonché membro dell’assemblea costituente, per riaccendere la passione rivoluzionaria dei tempi di Hugo Chávez.

Quali sono le aspettative riguardo a queste elezioni?

Non provo interesse né entusiasmo per questo appuntamento elettorale, perché i consigli municipali fanno parte della struttura dello Stato borghese che la Rivoluzione è chiamata a trasformare e perché tutto si è svolto in modo verticistico e burocratico. Che ciò dipenda dalla minaccia imperialista in atto non è un argomento valido, perché tale minaccia c’è sempre stata, fin da quando Chávez ha assunto la presidenza. La ragione sta nella forza assunta nel governo e nel Psuv dagli elementi conservatori e dal burocraticismo, a scapito della partecipazione e del protagonismo del popolo. È anzi la persistenza di tali errori a ostacolare la resistenza popolare anti-imperialista e a farmi temere per il futuro della Rivoluzione Bolivariana. In ogni caso, per quanto il governo stia spingendo in diversi modi perché la gente voti, ritengo che un alto astensionismo sia inevitabile.

Come sta andando il “programma di ripresa economica, crescita e prosperità”?

È chiaro che la situazione economica venezuelana non avrà soluzioni rapide né miracolose. Non si costruisce un’economia produttiva da un giorno all’altro, né si potrà rapidamente rilanciare l’industria petrolifera nazionale, in crisi profonda anche a causa di inefficienze e corruzione. Il solo fatto di inserire il termine “prosperità” nella denominazione del programma costituisce un’offerta ingannevole, legata alla tendenza all’iperbole da parte del nostro governo. A mio giudizio, neppure una reale ripresa è vicina, benché.debba essere questa l’aspirazione minima nel momento presente.

[do action=”citazione”]Al popolo bisognerebbe parlare di sacrificio, di lavoro e di dura lotta – perché è questo che ci aspetta -, non di prosperità.[/do]

Il Venezuela continua a essere un paese ad economia capitalista dipendente, ed è a partire da qui che si dovrebbero definire le sfide del movimento rivoluzionario.

Com’è possibile, in un’epoca di accelerato cambiamento climatico, pensare che tutto debba passare per il rilancio della produzione petrolifera?

Si tratta di un paradosso per il quale non vedo al momento una soluzione. Il Venezuela ha bisogno di aumentare la produzione di petrolio e questo significa far parte della catena che minaccia l’habitat umano. Siamo nel pieno di una crisi di civiltà di cui rappresentiamo solo un piccolo anello.

In questi ultimi anni la rivoluzione bolivariana si è molto logorata. Perché vale ancora la pena sostenerla?

Vi sono state conquiste evidenti, ma è molto di più ciò che resta da fare. Per questo non capisco perché vi siano tanti rivoluzionari conformisti che si comportano come se non avessimo problemi gravi e addirittura si innervosiscono quando si parla degli errori che sono stati commessi e si continuano a commettere, e a cui se ne sono aggiunti anche di nuovi.

 

Néstor Francia

 

Il discorso chavista è diventato troppo governista, pieno di frasi fatte, di slogan ripetuti, di parole vuote. È un discorso che ha perso la capacità di emozionare le masse. Secondo un recente sondaggio di Hinterlaces, coloro che non appoggiano né il governo né l’opposizione superano già il 50% della popolazione.

Questo è il brodo di coltura di un Bolsonaro. Poiché la Rivoluzione è arrivata ad avere oltre il 60% dell’appoggio popolare, ciò significa che tale sostegno si sta perdendo. E quello che legittima una Rivoluzione non sono le elezioni, ma l’appoggio del popolo.

[do action=”citazione”]Io continuo a sostenere il governo Maduro perché sono anti-imperialista, e il Venezuela è attualmente all’avanguardia nella lotta contro l’imperialismo.[/do]

La principale contraddizione di questa epoca è tra l’imperialismo nordamericano e i suoi alleati da una parte e le nazioni sovrane e i popoli in lotta dall’altro. È a questa contraddizione che sono subordinate tutte le altre.

Quali misure potrebbero rilanciare la rivoluzione?

Fidel Castro diceva che l’errore più grave commesso dai rivoluzionari cubani è stato quello di “credere che qualcuno sapesse come si costruisce il socialismo”. Che non ci siano formule e ricette al riguardo è talmente ovvio che non c’è bisogno di argomentarlo. Proprio per questo mi irrita tanto che vi siano settori e individui che insistono a soffocare il dibattito e a considerare il pensiero critico come una specie di aberrazione.

[do action=”citazione”]Non c’è luce in fondo al tunnel senza un dibattito aperto, crudo, duro sulla realtà, perché la lotta per il socialismo è in una tappa prescolare e la rivoluzione mondiale sta muovendo appena i primi, incerti passi. Non credo nel discorso semplicista e ossequiente in cerca di applausi e della condiscendenza ufficiale.[/do]

Per me la rivoluzione non dipende dal governo, benché questo possa essere un importante alleato, bensì dal popolo lavoratore, dagli operai e dai contadini, con l’appoggio di settori delle classi medie. E si tratta, ugualmente, di una lotta contro lo Stato borghese che ancora persiste, e sarà lunga e dura, con sviluppi imprevedibili. Tra le molteplici contraddizioni presenti nello scenario venezuelano e latinoamericano, una delle più rilevanti è quella tra il popolo e lo Stato. Perché gli elementi verticisti e burocratici sono ovunque e hanno molto potere.

Che cosa sta facendo l’Assemblea nazionale costituente?

Mi è sempre stato chiaro che l’Anc fosse uno strumento politico del governo e del Psuv, resosi necessario in un momento di grave minaccia alla pace e alla stabilità del paese da parte dell’imperialismo e dei suoi vassalli venezuelani. La Anc è un riflesso delle contraddizioni presenti nel seno del movimento rivoluzionario, con i suoi aspetti di verticismo, burocraticismo, servilismo… Ma in essa ci sono anche molti genuini rappresentanti del popolo lavoratore, come i comuneros incorporati alla commissione sulle comuni, i quali stanno svolgendo un lavoro eccellente, con proposte rivoluzionarie che sarebbero di grande aiuto per trasformare in realtà la visione di Chávez di una società fondata sulla partecipazione e il protagonismo del popolo. Il compito della Anc è quello di trasformare lo Stato, ma non sarà facile perché non tutti condividono le proposte più audaci e rivoluzionarie. Un altro problema è dato poi dalla sua incapacità di comunicare con il paese, rivolgendosi solo al settore di chi è già convinto e agli organismi di ogni tipo che operano come appendici del Psuv.

Qual è la vera situazione della migrazione venezuelana?

È vero che in tanti sono emigrati, ma nessuno di loro, salvo politicanti e corrotti in fuga, è andato via perché si sentiva perseguitato o perché la sua vita era in pericolo per una situazione di guerra o di repressione. Quanti hanno lasciato il paese lo hanno fatto per decisione propria, in cerca di altre strade, ed è nel loro diritto farlo.

Ci sono anche molti che stanno tornando, per conto proprio o con il programma ufficiale “Vuelta a la Patria”. Si sono resi conto che non è oro tutto quello che luccica e che in altri paesi possono andare incontro a problemi peggiori che nel nostro. D’altra parte, si è esagerata l’importanza del fenomeno – un’altra manifestazione della guerra informativa contro il Venezuela -, confrontando l’emigrazione venezuelana con casi come quelli dei paesi africani e del Medio Oriente, con i loro flussi di rifugiati in fuga da guerre, terrorismo e carestie.

In Venezuela non c’è nessuna di queste tre piaghe, non al livello di quei paesi. Esistono differenze politiche radicali, ma c’è pace. E neppure si può parlare di carestia, per quanto vi siano innegabili difficoltà economiche. Il tema della migrazione è un’altra questione amplificata e strumentalizzata dall’imperialismo.