A 40 anni dalla riforma sanitaria c’è poco da festeggiare e molto da rilanciare.

Il direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri è convinto che le aziende farmaceutiche siano riuscite a seppellire la cultura della prevenzione e con essa il diritto alla salute.

Silvio Garattini, uno dei pochi grandi scienziati del nostro paese, ha speso la sua vita a diffondere il sapere scientifico, basato sulle evidenze della ricerca e delle sperimentazioni.

Questo suo impegno sociale lo ha portato a divulgare educazione- promozione-prevenzione, potenti strumenti di produzione della salute. Ha cercato di incrementare la cultura scientifica delle persone ma, all’età dei suoi splendidi 90 anni, Garattini ha dovuto riconoscere che questa sfida è stata persa e che gli scienziati non sono riusciti a mettere in crisi il potere di chi sostiene che tutto si può risolvere e curare con le medicine.

Il farmaco come panacea di ogni disagio e male, pur sapendo che così si allarga il consumo ingiustificato, si moltiplicano prestazioni non appropriate o inefficaci e si fa lievitare la spesa, rendendo insostenibile il costo della sanità pubblica. La politica del farmaco per sani e malati, per neonati e anziani, per tutti e per ogni evenienza nega di fatto il valore della prevenzione e degli stili di vita salutari.

La politica che intende la salute come un bene comune non riducibile a merce da libero mercato, purtroppo è carente e sempre più inadeguata.

L’insostenibilità del diritto alla salute per tutti e del Ssn viene fortemente sostenuta dalla stampa padronale, che propaganda l’esistenza di una sola via di uscita dalle crescenti difficoltà di finanziamento della sanità pubblica: creare il “secondo pilastro”, non quello del non profit, del terzo settore e del volontariato. Ma quello profit composto da polizze individuali e collettive, welfare aziendali e altro.

Si ha l’impressione che anche nel fronte democratico e di sinistra ci siano politici che non dicono ciò che pensano, ovvero che occorre affiancare al servizio pubblico un secondo agente, considerato inevitabile (imprese profit e non profit).

A questo punto alla sinistra di governo va posta la domanda: l’imprenditore privato nella sanità a quali principi etici e sociali dovrebbe rispondere, a quelli aziendali del profitto o a quelli della cooperazione con il pubblico per fornire un bene comune?

Se la salute è un diritto e non una merce, e in particolare se è un diritto umano, in uno sistema democratico non può che essere garantito dallo Stato, come una priorità che non deve dipendere dall’andamento del Pil.

Vale ricordare che secondo i dati di alcune agenzie internazionali, come l’Oms e Ocse, l’Italia ha uno dei migliori sistema sanitari del mondo per il minor costo e i più alti esiti di salute (bassa mortalità infantile e alta longevità), anche se non mancano le inefficienze.

I Servizi sanitari e sociali pubblici sono da considerare prevalentemente fattori di crescita della ricerca, formazione, produzione di merci particolari e di beni generali. Dunque, non è giustificabile una diagnosi di insostenibilità finanziaria del Ssn, che è uno dei motori dell’economia.

Le difficoltà della sanità pubblica sono di natura politica, di quella politica che non sa programmare-controllare-accreditare-validare (mal politica). Come non sa valorizzare lo stato sociale, sanare il debito pubblico e governare l’evoluzione di un sistema virtuoso.