Tattica del business al vertice Nato: al 29esimo summit dell’Alleanza, che si conclude oggi a Bruxelles, Donald Trump ha rilanciato e chiesto agli alleati di stanziare il 4% del Pil rispettivo per la difesa, cioè il doppio di quanto i 29 paesi dell’Alleanza avevano accordato nel 2016, percentuale che oggi solo 5 paesi rispettano e altri 3 stanno per raggiungere (dietro agli Usa, ci sono Grecia, Estonia, Gran Bretagna e Lettonia, mentre si stanno avvicinando al 2% Polonia, Lituania e Romania).

PER IL SEGRETARIO DELLA NATO, Jens Stoltenberg, c’è «una buona notizia»: nel 2017 c’è stato il maggiore aumento delle spese militari nei paesi Nato dalla guerra fredda. Ieri, i dirigenti dei paesi Nato si sono di nuovo impegnati a rispettare il 2% (entro il 2024), mentre nessuno ha seguito Trump nel suo rilancio al 4%. L’incontro è cominciato in un clima estremamente teso, in un’Europa in difficoltà che Trump vorrebbe dividere per indebolite, il presidente Usa è partito subito all’attacco del paese più potente, la Germania, di nuovo accusata di essere il capofila degli «scrocconi», che si fanno difendere gratis o quasi, mentre destinano i soldi per spingere l’export, a danno dell’economia statunitense.

TRUMP LEGA LA SPESA militare – infatti – alle tensioni commerciali; ha ricordato che nell’ultimo anno la Nato ha raccolto 40 miliardi di dollari e «non è abbastanza». In particolare, la Germania «spende l’1% (del pil), gli Usa il 4%, mentre l’Europa trae vantaggio dalla Nato molto più degli Usa». Trump punta il dito contro Berlino: «la Germania è un paese ricco, potrebbe aumentare le spese militari immediatamente». Il presidente Usa è impaziente (twitta del resto sui farmers che producono soia e sulle loro difficoltà a causa della Ue), vuole una soluzione «subito» per i «151 miliardi di dollari di deficit commerciale Usa con la Ue», che fanno affari «e poi vogliono che noi li difendiamo con la Nato e gentilmente paghiamo per questo. Semplicemente non funziona».

L’ATTACCO ALLA GERMANIA è brutale, tanto da sollevare critiche anche negli Usa. È «molto triste», ha detto Trump, «quando la Germania fa un grosso affare sul petrolio e sul gas con la Russia. Noi dovremo stare in guardia con la Russia, ma la Germania va controcorrente, paga miliardi di dollari all’anno alla Russia. Noi proteggiamo la Germania, proteggiamo la Francia, proteggiamo tutti, poi numerosi di questi paesi vanno controcorrente e fanno affari con la pipeline russa e versano miliardi e miliardi di dollari nelle casseforti» di Mosca. Trump si scatena contro la Germania, che accusa di essere «totalmente controllata dalla Russia perché dipende al 60-70% dall’energia russa e dalla nuova pipeline».

«PENSO SIA MOLTO inappropriato, non è giusto», ha concluso il presidente Usa. Dopo questo sfogo mattutino, pensando al business Usa dell’export di gas, Trump ha cambiato tattica negli incontri bilaterali con Merkel e Macron. «Grande incontro» con la cancelliera tedesca (che però è rimasta molto riservata nei commenti), complimenti a Macron per il «lavoro fantastico» che sta facendo in Francia. Merkel ha respinto le accuse, ha ribadito che la Germania è «indipendente» e che non accetta «nessuna lezione su come trattare con i regimi autoritari»: «ho sperimentato di persona come parte della Germania fosse controllata dall’Urss», ha detto, ricordando en passant che «la Germania è il secondo paese per quanto riguarda l’apporto di truppe, la maggior parte della nostra capacità militare è data alla Nato», che è impegnata fortemente in Afghanistan e che «in questo difendiamo anche gli interessi Usa». Con il presidente francese, la discussione si è concentrata sulla Siria, oggi si riunisce lo «small group» (occidentali più paesi mediorientali). E sulla Russia, con l’obiettivo di costruire una relazione di «fiducia», anche se le sanzioni per l’annessione della Crimea restano.

LA RUSSIA E LE RELAZIONI che i paesi Nato devono tenere con Mosca erano nel menu della cena di ieri. Dopo la crisi di nervi di Trump sul Nord Stream II, che colpisce l’export energetico Usa e tanto disturba l’Ucraina sua alleata (e solleva critiche anche in altri paesi, come i nordici, per motivi ecologici), le sanzioni contro Mosca sono confermate. Ma Trump, che oggi sarà in Gran Bretagna dove giocherà di nuovo la carta della divisione europea intervenendo in piena crisi sulla Brexit (vedrà il dimissionario Boris Johnson, suo grande ammiratore), incontrerà lunedi’ a Helsinki Vladimir Putin, un «incontro più facile» di quello di Bruxelles con gli «alleati». Macron vedrà Putin domenica, ai margini della finale del Mondiale.