Il Bundestag approva l’accordo con la Grecia (439 sì, 119 no e 40 astenuti) ma il voto in Parlamento spacca i conservatori. Oltre alla Linke ieri 60 deputati Cdu/Csu (e 4 dell’Spd) hanno bocciato il piano Ue insieme alla linea del loro partito. I Verdi in maggioranza si sono astenuti (33, ma due hanno votato no e 23 sì) e anche nella Linke siregistrano due astensioni.

Passa così il pacchetto da 86 miliardi da «girare» ad Atene. La Grande Coalizione incassa il via libera istituzionale a proseguire nel memorandum concordato con il governo greco e – soprattutto – il necessario mandato politico per continuare a trattare con Tsipras. Ma l’alleanza rosso-nera, da ieri, è numericamente al minimo storico, e la Koalition molto meno Grosse di prima.

«Con il sì abbiamo evitato il rischio di caos e violenze: l’alternativa ad austerità e riforme sarebbe stato lo svuotamento totale dei trattati europei» ha spiegato a caldo la cancelliera Angela Merkel dopo più di tre ore di dibattito duro, serrato e senza sconti anche sul piano personale.

Soddisfatti anche gli alleati Spd: il vicecapo del governo Sigmar Gabriel ha ribadito l’imperativo che la Grecia rimanga nell’Eurozona precisando che ad Atene «devono cominciare a far pagare le tasse ai super-ricchi».

Con lui tutto il partito, ma si regsitra la defezione eccellente dell’ex ministro delle finanze (tra i possibili candidati alla cancelleria nel 2017) Peer Steinbrück che ha votato convinto contro il governo.

Gli attacchi più pesanti sono arrivati, come previsto, dalla Linke. Il leader Gregor Gysi ha accusato senza mezzi termini il ministro Scheüble di perseguire «la distruzione dell’Europa» e di voler fare della Grecia «una nuova Ddr». Prima di ammonire Merkel e Gabriel: «State facendo il più grande errore politico della vostra storia».

Altrettanto duro lo scambio tra il capogruppo Spd Thomas Oppermann e Sara Wagenknecht, vicepresidente della Linke. «Quando la sento parlare penso che Tsipras non è poi così male» ironizza il primo. Immediata la replica dell’economista della sinistra: «L’Spd è arrogante e si comporta come una superpotenza: il pacchetto che avete votato farà precipitare il Pil greco del 5%. Lo dice il Financial Times…».

Tuttavia, il vero mezzo terremoto è quello interno ai democristiani. Cinquanta dissidenti sono davvero troppi: a febbraio a disobbedire erano stati in 29. Rimane il «malessere», soprattutto bavarese, per un piano di salvataggio in cui a destra credono in pochi. Gerda Hasselfeld, «capa» della Csu riassume i dubbi sull’effettivo «potere e coraggio che il governo greco avrà per portare avanti le riforme». Scetticismo profondo quanto incolmabile, al punto di rispolverare il piano B di Scheüble, cioè la Grexit per 5 anni: «L’opzione lift rimane, visto come è messa la Grecia».

Di ragioni opposte, il «disobbediente» della Linke Steffen Liebich, portavoce della politica estera, che si è astenuto: «Diamo a Tsipras una possibilità».

Più articolata la posizione dei Verdi (contro la Grexit ma a favore del piano di aiuti) che hanno optato per l’astensione «costruttiva», anche se Sven Christian Kindler ha rimproverato alla coalizione di «pensare poco all’Europa e troppo alle prossime elezioni tedesche». Nel mirino dei Grünen ancora e soprattutto il superfalco Scheüble. Ieri al Bundestag la capogruppo Katrin Göring-Eckardt ha raccolto un’autentica standing-ovation dopo aver ricordato al ministro che «anche la Germania una volta era dipendente dagli aiuti oltre che da un’indulgenza infinita» sfornando il paragone più irriverente: «Dice che i greci l’hanno infastidita? Il suo atteggiamento è peggio di quello di Varoufakis…».

Certo le bordate di Linke e Verdi non hanno rovinato la 62esima festa di compleanno di Angela Merkel (la seduta si è aperta con i fiori di Gabriel per la cancelliera). Alla vigilia, Mutti aveva cercato in ogni modo di convincere i dissidenti dell’Unione cristiano democratica («evitiamo di far entrare l’Europa in un calvario») e il “rientro” del capogruppo Csu Horst Seehofer sembrava aver ricompattato l’alleanza.
Non è stato così: le «scosse» si sono avvertite subito con Mathias Hauer (Cdu) che già l’altroieri twittava il disaccordo con il governo «per salvare la Germania e le banche tedesche» insieme ad altri 5 deputati . Tra i conservatori circolava il sondaggio interno che certificava l’opposizione di 48 deputati e l’astensione di altri tre.

Per stemperare la cancelliera aveva messo il cappello sulla Grexit a tempo («Abbiamo tutto il diritto di immaginare anche questa variante), ma non è bastato. Troppo forti le tensioni interne e lo sguardo proiettato ad altri (e a Berlino più importanti) giochi politici. Grecia ed Europa saranno tra gli argomenti caldi della campagna elettoral. Nel 2016 si vota in 4 Land più che strategici (Baden Württemberg, Sassonia-Anhalt, Renania-Palatinato e Meclemburgo-Pomerania).

Nel 2017 si rinnoverà il Bundestag e il sondaggio dell’istituto Forsa pubblicato da Spiegel il 14 giugno fotografa la tendenza: Cdu al 42%, Spd al 23%, Verdi all’11% e Linke al 10%.