Referendum, scioperi, leggi di iniziativa popolare e tante manifestazioni. La Cgil rilancia la sua mobilitazione e vara la sua «strategia complessiva» che traguarda il 2025 e il 2026, quando ci potrebbero essere i referendum costituzionali su premierato e autonomia differenziata.

L’Assemblea generale di ieri ha approvato all’unanimità la proposta di Maurizio Landini. Dopo mesi di cautele, dovuti in buona parte al precedente della beffa patita sul quesito riguardante il ritorno dell’articolo 18 nel 2016-17, la Cgil ha rotto gli indugi e si propone come attore centrale del cambiamento, non solo in fatto di lavoro. Anche grazie all’aiuto delle associazioni che partecipano alla «Via maestra» e all’alleanza con la Uil.

Quattro i quesiti varati dal parlamentino della Cgil: i primi due sui licenziamenti, uno sul superamento del contratto a tutele crescenti di Renziana memoria e l’altro sull’indennizzo nelle piccole imprese; il terzo sulla reintroduzione della presenza delle causali per i contratti a termine; e il quarto, relativo agli appalti, sulla responsabilità del committente sugli infortuni sul lavoro.

ENTRO DUE SETTIMANE i quesiti saranno depositati in Corte di Cassazione che poi provvederà a pubblicarli sulla Gazzetta ufficiale. A quel punto partirà la campagna referendaria della Cgil sostenuta da «assemblee in tutti i luoghi di lavoro e in tutti i territori» «impegnando ogni livello e struttura dell’organizzazione». Le 500 mila firme dovranno essere raccolte entro il 30 settembre, poi bisognerà attendere il giudizio di ammissibilità della Corte costituzionale.

I quesiti in realtà dovevano essere cinque ma proprio nell’ottica di rafforzare quelli più trasversali ai temi del lavoro ed evitare rischi di bocciatura da parte di una Consulta sulla carta molto più avversa e spostata a destra rispetto al 2016-17, è stato accantonato il quesito sull’abolizione del lavoro intermittente, che invece farà parte di una legge di iniziativa popolare – necessarie 50 mila firme – che proporrà l’abolizione di molti istituti contrattuali, regolazione del part time, norme su licenziamenti e appalti.

Un’altra legge di iniziativa popolare riguarderà poi la rappresentanza, tema ormai storico della Cgil che punta a misurare la reale rappresentanza di chi firma i contratti – sindacati e imprese – per cancellare la piaga dei «contratti pirata», firmati da tanti sindacati che invece il governo Meloni chiama ai tavoli di confronto concedendo loro lo stesso tempo dei confederali, escludendo il sindacalismo di base. Dopo la svolta della Uil di Bombardieri, non si esclude che il testo possa essere concordato e scritto assieme, rafforzando un legame ormai comprovato da almeno due anni e mezzo, anche per la deriva pro governo Meloni che sta subendo la Cisl di Sbarra.

IL PRIMO APPUNTAMENTO sarà giovedì 11 aprile, data scelta da Cgil e Uil per uno sciopero generale di quattro ore in tutti i settori privati, otto in quello dell’edilizia, con manifestazioni ed iniziative territoriali.

Si proseguirà sabato 20 aprile con una manifestazione nazionale a Roma, indetta da Cgil e Uil. Al centro i temi della salute a difesa della sanità pubblica, la riforma fiscale e la tutela dei salari. Sabato 25 maggio, invece, sarà Napoli ad accogliere la mobilitazione de “La Via Maestra” contro il premierato e l’autonomia differenziata, per la realizzazione dei diritti al lavoro, alla conoscenza, a una previdenza universale sanciti dalla nostra Costituzione, per la pace.

Per corroborare la «strategia», Landini ieri sera ha parlato al Tg3: «Serve dare futuro ai giovani, perché c’è una precarietà che non è più accettabile e i giovani e le donne stanno pagano un prezzo altissimo. Mettiamo per questo in campo tutti gli strumenti disponibili per dare dignità al lavoro. In più si continua a morire sul lavoro, nel sistema degli appalti e noi vogliamo che ci sia una responsabilità precisa delle imprese», ha detto il segretario Cgil. Si parte l’11 aprile con la Uil: «Uno sciopero di 4 ore per dire basta ai morti sul lavoro e per una riforma fiscale vera che riduca le tasse lavoratori dipendenti e pensionati e tassi invece le rendite», conclude Landini.