Dalla Cgil si trincerano dietro al silenzio. A testimonianza del fatto che l’argomento è molto delicato.

UN SILENZIO CHE DURERÀ fino al 3 febbraio quando era già prevista una riunione della Via maestra, l’insieme del centinaio di associazioni (fra cui Acli, Arci, Legambiente) che hanno organizzato le due manifestazioni nazionali a Roma del 24 giugno a piazza del Popolo – sulla sanità pubblica – e quella ancor più grande e partecipata del 7 ottobre a piazza San Giovanni – contro la precarietà e per la costituzione. Fin dalla scorsa estate, con un’espressione fra le sue più usuali – «non escludiamo nulla» – Maurizio Landini aveva ventilato l’ipotesi di presentare una serie di referendum abrogativi su vari temi: dalla precarietà all’articolo 18, da altri aspetti del Jobs act alla sanità pubblica, rappresentanza sindacale e salario degno come da articolo 36 della Costituzione.

L’anticipazione di Avvenire di ieri ha ulteriormente irrigidito la situazione. La discussione interna alla Cgil va avanti da tempo con sensibilità differenti. Un dato di fatto però c’è: l’Assemblea generale del 18-19 gennaio – trasformata in seminario e aperta ad altre associazioni proprio della Via Maestra (Anpi, Arci, Sbilanciamoci) – non ha prodotto alcuna decisione sul tema referendum. E al momento non è prevista una nuova convocazione del parlamentino della Cgil, l’organo che dovrebbe votare e ratificare l’eventuale via libera.

IL PERCHÉ DI TANTA PRUDENZA è presto detto. La Cgil ha già usato lo strumento referendario non troppi anni fa e l’esperienza non è stata totalmente positiva. All’apice dello scontro con il governo Renzi, con il varo del Jobs act che tolse definitivamente l’articolo 18 e molti altri diritti ai neo assunti creando una vera apartheid generazionale nello stesso luogo di lavoro, l’allora segretaria generale Susanna Camusso mobilitò la Cgil tramite una legge di iniziativa popolare per la “Carta dei diritti universali del lavoro” e tre referendum abrogativi su voucher, articolo 18 e appalti.

La Cgil raccolse oltre 4 milioni di firme ma il vaglio della Corte costituzionale bocciò il quesito sull’articolo 18, quello più rilevante. Il quesito fu molto discusso all’interno della Consulta giuridica della Cgil con molti componenti che considerarono a rischio il testo per l’allargamento alle aziende fino a 5 dipendenti . Il governo Gentiloni – succeduto a Renzi – fece il resto, inventandosi modifiche legislative che superarono gli altri due quesiti.

Quella bocciatura – nel luogo in cui Landini con l’allora sua Fiom batté Marchionne potendo tornare nelle fabbriche nel 2013 – ancora brucia e impone un surplus di valutazione, specie sullo scottante argomento dell’articolo 18.

NUMERO E ARGOMENTO dei quesiti sono ancora da definire, l’allungamento dei temi porta comunque a pensare che saranno ridotti al massimo a quattro. Vi è poi da considerare il possibile ingorgo referendario che le invise riforme del governo Meloni potrebbero produrre nel 2025. Oltre alle difficoltà che la “Via maestra” incontrerebbe nel dover raccogliere le 500 mila firme richieste senza neanche la piattaforma digitale bloccata dal ministero della Giustizia – sono già molte le forze politiche e sociali che hanno promesso di sottoporre a referendum la riforma sull’Autonomia differenziata che verosimilmente sarà definitivamente approvata fra pochi mesi. La raccolta firme – che deve terminare entro il 30 settembre – si accavallerebbe, così come sarebbe unificata la votazione dei referendum fra il 15 aprile e il 15 giugno del prossimo anno.

Non è poi da escludere che il 2025 sia l’anno del referendum costituzionale sul premierato, sempre che Giorgia Meloni acceleri il suo iter, forte della possibile vittoria alle Europee.

Sia sul No all’Autonomia differenziata sia al premierato la Via maestra – Cgil compresa – è fortemente impegnata e molte associazioni preferirebbero concentrare l’attenzione sulla battaglia (tramite referendum abrogativo) contro l’Autonomia differenziata.

SU QUESTO TEMA POI la battaglia sarebbe comune al Pd che invece su un tema divisivo come il Jobs act potrebbe dividersi. Anche se la segretaria Elly Schlein, ad agosto ha mostrato grande sintonia sulle battaglie anti-precarietà della Cgil, fino a ipotizzare un sostegno ai referendum in un incontro alla Versiliana.