Nell’hotspot di Lampedusa, su una capienza di 96 posti, ieri c’erano intorno ai 210 migranti. Un primo gruppo di circa 70, arrivati sull’Open Arms, oggi verranno trasferiti a Pozzallo e, da lì, proseguiranno il viaggio verso i paesi Ue che si sono fatti avanti per ospitarli. L’Italia ha inviato la richiesta all’Europa di coordinarne il ricollocamento. Dei 163 totali salvati dall’ong (esclusi i minori non accompagnati e quelli con i genitori, che rimarranno in Italia), in 110 dovranno essere ripartiti: la Francia ha dato disponibilità per 40, come la Germania; 10 il Portogallo; dai 3 ai 5 il Lussemburgo. La Spagna, fanno sapere dal Viminale, «nonostante sia il paese di bandiera dell’ong, si è resa disponibile solo per 15». Per loro è già pronto il trasferimento sulla nave militare Audaz.

DUE PADIGLIONI dell’hotspot di Lampedusa sono in ristrutturazione, i lavori programmati dal 2017 vanno a rilento. Le recinzioni esterne, qualche intervento nella mensa ma l’agibilità totale è ancora lontana. «Se volessi entrare per verificare come procedono le cose nel centro – racconta il sindaco Totò Martello – i militari all’ingresso mi fermerebbero: senza l’autorizzazione del Viminale non si passa. Pure quelli che sono dentro non potrebbero uscire senza permesso ma, siccome quasi sempre restano più del tempo prescritto, la vigilanza guarda da un’altra parte e li fa uscire. Così quello che succede dentro non riguarda il sindaco, ma se si verifica un problema fuori allora è colpa mia». Che questa sia la norma lo conferma anche Francesco Piobbichi, operatore di Mediterranean Hope: «Nessuno esce dalla porta principale, devono utilizzare il cosiddetto “buco”. È il sovrano che decreta lo stato d’eccezione in frontiera». È una delle tante contraddizioni che si sperimentano a Lampedusa.

I MIGRANTI dovrebbero rimanere nel centro di contrada Imbriacola 24/48 ore invece, in base ai dati del Garante per i diritti dei detenuti e delle persone private della libertà, la media è 4 giorni e mezzo ma si tratta solo di una media: «Può capitare che qualcuno rimanga due giorni e poi venga portato sulla terra ferma con il traghetto. Se non procedono o, ad esempio, il mare è agitato possono restare anche 8 giorni. Nessuno si preoccupa di far rispettare la norma sul tempo di permanenza. Questo rende difficile la condizione degli ospiti e, quindi, la convivenza con gli isolani», spiega Martello.

Dal primo gennaio al 14 agosto di quest’anno in Italia sono sbarcati 4.269 migranti, solo circa l’8% attraverso navi delle ong, tutti gli altri sono arrivati con i cosiddetti «sbarchi fantasma». In base ai dati del Viminale, il primo paese di partenza è la Tunisia (36,8%) e poi la Libia (22,3%). «Sono i paradossi emozionali agitati dal governo – prosegue Piobbichi -. Si decide di ignorare la realtà, cioè gli sbarchi continui soprattutto dalla Tunisia, con i naufraghi difficili da accogliere perché vengono da uno dei quattro paesi con cui ci sono accordi di rimpatrio; mentre si innesca una crisi di 19 giorni con l’Open Arms. Finita la grancassa anti ong, Lampedusa viene lasciata da sola».

CHE IL GOVERNO del cambiamento non si sia preoccupato davvero di gestire la questioni migranti lo dimostra il fatto che a Lampedusa i picchi di crisi si ripetono sempre per gli stessi motivi. Lo scorso luglio, ad esempio, nell’hotspot c’erano ancora 200 persone: solo 46 erano state salvate dai volontari di Mediterranea, gli altri avevano fatto il viaggio sui barchini fino alla costa. Anche allora Martello aveva spiegato: «Colpa di Salvini che fa diventare un caso eccezionale lo sbarco ogni volta che c’è di mezzo una ong. In questo modo fa credere all’esterno che siamo sotto assedio. Così si generano timori e insofferenza».

AL SINDACO domenica scorsa è arrivata l’ennesima lettera di minacce: «Non le conto più le intimidazioni subite – spiega -, è colpa della propaganda alimentata dai politici. Se dici che il porto è chiuso, e invece la gente arriva lo stesso, allora è colpa di Martello e non è piuttosto il ministro di turno che dice una bugia». L’ennesima prova ieri l’ha data un barchino con 20 tunisini, arrivato a 8 miglia da Porto Empedocle: la Guardia di finanza li ha scortati in banchina.