«I greci sono stati lasciati soli, anche dall’Italia»
Intervista Giuseppe di Taranto, professore di economia alla Luiss di Roma, favorevole al taglio del debito greco
Intervista Giuseppe di Taranto, professore di economia alla Luiss di Roma, favorevole al taglio del debito greco
Da sempre contrario all’immagine di una Germania nelle vesti di benefattrice dell’Europa mediterranea, Giuseppe di Taranto, professore di economia alla Luiss di Roma, è favorevole a un serio taglio del debito greco per consentire al Paese di tornare a crescere. Ricorda il continuo sforamento della bilancia commerciale di Berlino e chiede ai responsabili politici di questa Europa germanocentrica, di non tradire più il principio fondamentale della sovranità condivisa.
Professore, nei giorni scorsi la Troika è tornata in Grecia. Atene ce la farà a ripartire secondo lei?
Sono scettico, bisogna affrontare seriamente il taglio del debito. Già dal 2010 il Fondo monetario internazionale aveva calcolato che era necessario un taglio del 30%. Una linea oggi condivisa anche dall’amministrazione americana e da gran parte degli economisti internazionali.
Eppure Berlino continua, nei fatti, ad essere contraria.
La Germania sostiene che ciò non è previsto dai Trattati europei che in effetti vietano di mutualizzare i debiti pubblici dei singoli stati. Allora bisogna anche ricordare che gli stessi trattati non prevedono neanche un’uscita temporanea di un singolo Stato dall’Euro, come continua a sostenere Schäuble.
Il problema è che si applicano in modo rigoroso i trattati per i paesi del Sud Europa, mentre per la Germania li si interpretano.
Si riferisce alla violazione degli accordi europei sui surplus commerciali dei singoli paesi?
Esattamente. Sono tre anni che la Germania, in violazione delle regole europee, ha un surplus commerciale rispetto al Pil di oltre il 6% e riceve al massimo qualche ammonimento e nulla più. Da tempo propongo che la parte eccedente possa essere versata al Fondo salva-Stati, istituito proprio con lo scopo di aiutare gli stati più in difficoltà.
Lo spiega lei ai tedeschi?
Guardi, quando sento dire dai tedeschi che sono stanchi di pagare per i paesi del Mediterraneo penso che sarebbe importante fare un calcolo non solo dei costi ma anche dei benefici.
Se da una parte è vero che le risorse che arrivano al Fondo salva-Stati si traducono molto spesso in maggiori tasse per i cittadini europei, è anche vero che questo avviene solo in teoria. Infatti, non bisogna guardare solo ai costi, ma anche a quanto i singoli paesi guadagno dalle stesse regole dei trattati europei.
Qualche esempio?
Primo, dal 2010 al 2013 la Germania sullo spread ha guadagnato 40 miliardi di euro. Secondo, se non ci fosse stato l’euro e soprattutto il cambio 1 a 1 con il marco tedesco, la moneta tedesca si sarebbe rivalutata del 40% e la Germania non sarebbe il primo paese esportatore in Europa e il secondo al mondo.
Terzo, proprio grazie al meccanismo dello /spread/ i titoli tedeschi sono diventati un bene rifugio provocando, di fatto, uno spostamento significativo degli investimenti internazionali a scapito dei titoli delle altre nazioni.
Mentre in Italia il nostro debito pubblico in mano straniera diminuiva di circa 100 miliardi, quello tedesco, nello stesso periodo di tempo, aumentava di 300 miliardi di euro. Fa sorridere sentir dire che la Germania è stanca di pagare per i debiti degli altri. È esattamente il contrario: questo paese sta guadagnando dai debiti degli altri.
Un’Europa a guida tedesca. Eppure secondo Juergen Habermas proprio la Cancelliera Merkel in una sola notte avrebbe compromesso seriamente la reputazione del suo paese.
Sono d’accordo. Mentre prima le responsabilità della Germania erano solo di carattere economico e finanziario, adesso si stanno spostando sul versante politico con una sempre maggiore limitazione della sovranità nazionale, in netta contraddizione con un principio fondamentale della Corte di giustizia europea che è quello della sovranità condivisa.
Al contrario, noi stiamo andando sempre più verso una sovranità di tipo subalterno di alcuni stati verso altri del Nord Europa.
Riguardo alla Grecia, si è accusato molto il governo di Alexis Tsipras di aver tenuto un approccio ideologico sulla gestione della crisi. Ma non è più ideologico perseverare con una cura che, osservando tutti i principali indicatori economici, ha praticamente devastato un paese in termini di ricchezza e occupazione?
Che le politiche economiche della Troika sono sbagliate lo dimostrano i dati: l’Europa è l’area che cresce meno rispetto a tutte le altre aree ad economia avanzata.
Non dimentichiamo mai, inoltre, che i parametri del cosiddetto rigore sono o inventati (nel caso del 3%), o sbagliati (nel caso del 60%), come ammettono gli stessi autori. Avere un debito pubblico elevato non è un dato in assoluto sufficiente a condannare economicamente una nazione.
Il problema è semmai la crescita e in quali mani si trova il debito, come dimostra proprio il caso della Grecia.
Gli altri paesi, negli ultimo mesi, hanno aiutato la Grecia?
Assolutamente no. Abbiamo assistito ad una guerra tra Davide e Golia. La Grecia, soprattutto all’inizio delle trattative, ha combattuto da sola contro altri 18 stati. Soltanto alla fine la Francia ha fatto un’apertura alla Grecia. Mi spiace dirlo, ma i greci sono stati lasciati soli anche dall’Italia.
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