Suoni ad alta frequenza, armi a microonde, raggi di energia, agenti segreti sotto copertura. Gli “ingredienti” dell’Havana Syndrome coprono tutto l’inventario di suggestioni del genere spionistico – e perfino fantascientifico. Debitrice del suo nome ai primi agenti sotto copertura della Cia di stanza nella capitale cubana che nel 2016 ne hanno denunciato i sintomi – mal di testa, spossatezza, capogiri, nausee incontenibili – l’Havana Syndrome viene oggi depotenziata della sua portata suggestiva e misteriosa da uno studio «ad interim» della stessa Cia, secondo il quale la maggioranza degli oltre mille casi denunciati al governo sono riconducibili a «cause ambientali, malattie non diagnosticate», o banalissimo «stress».

Quando i casi da Cuba hanno cominciato a manifestarsi anche in altre parti del mondo – da Mosca a Guangzhou alla Colombia – ha preso sempre più piede la convinzione che si trattasse dell’attacco di una potenza straniera – con una predilezione per la nemica storica, la Russia, anche se nessuna accusa è mai stata formulata ufficialmente. Attacco condotto con futuristiche, benché plausibili, neuroarmi: emettitori di microonde che giustificherebbero i rumori sentiti dalle vittime (anche tappandosi le orecchie come hanno raccontato alcuni di loro alla Bbc) e i sintomi neurologici.

Sempre alla Bbc, il professore di neurologia della Ucla Robert Baloh aveva detto però che quei rumori – che alcuni americani avevano registrato a Cuba – non erano nient’altro che il frinire di «grilli». Per lui, scettico nei confronti del complotto spionistico, la sindrome dell’Avana era solamente una malattia psicogena, in cui si attribuiscono dei sintomi reali a una condizione inesistente. Convinzione che ha agio di diffondersi, come un virus, soprattutto in gruppi chiusi – e sotto stress. Una conclusione che sembra la medesima dello studio della Cia, che all’indagine di questi «anomali incidenti sanitari» ha dedicato una divisione apposita guidata da un «veterano» nella ricerca di bin Laden.

Le conclusioni della Cia hanno scontentato le vittime (per le quali l’amministrazione Biden ha stanziato una compensazione economica), che insistono affinché l’indagine non perda vigore. Dopotutto lo studio è «ad interim»: restano una ventina di casi ancora inspiegabili – dietro i quali si potrebbe celare un intrigo internazionale.