Viviamo la morte di Giulia Cecchettin con la dolorosa consapevolezza che tante giovani ragazze piene di vita hanno vissuto, vivono e vivranno la sua condizione di oppressione, il suo desiderio di aiutare il loro oppressore, sperando di redimerlo e di riscattare il sentimento che gli avevano rivolto. Rischiando di incontrare non solo uno “stalker”, o un uomo violento, ma una mina vagante foriera di morte. Spiegare i femminicidi con la gelosia, con la volontà di possesso o con l’odio ci porta a collocarli nel campo dell’ordinaria violenza umana grave. Attribuirli genericamente al patriarcato, ci può deresponsabilizzare insieme all’uccisore. Esiste una...