Fervono in Venezuela, dall’una e dall’altra parte, i preparativi per il 23 febbraio, la data indicata dal leader dell’estrema destra Juan Guaidó per l’ingresso, «sì o sì», dell’assistenza «umanitaria».

Per quel giorno l’autoproclamatosi presidente ad interim ha invitato la popolazione a scendere in piazza in tutto il paese, a sostegno della distribuzione degli aiuti. «Ci sarà un Paese totalmente mobilitato per dimostrare che non solamente siamo la maggioranza ma che continueremo a manifestare fino alla fine dell’usurpazione, per un governo di transizione e libere elezioni», ha sostenuto Guaidó, durante un atto organizzato dal quotidiano El Nacional, sorvolando sul flop delle ultime manifestazioni convocate dalla destra. Ma è sulla frontiera colombo-venezuelana, dove sabato prossimo si giocherà la partita decisiva degli aiuti, che resta concentrata l’attenzione del paese.

Mentre la forza armata bolivariana ha rafforzato la propria presenza lungo il confine, proprio qui, nella città colombiana di Cúcuta – dove altre casse di integratori alimentari e di medicine sono giunte su aerei C-17 partiti dalla base aerea di Miami – sono sbarcati domenica il senatore Marco Rubio, l’ambasciatore Usa presso l’Oea Carlos Trujillo e il deputato Mario Díaz-Balart, allo scopo di riunirsi con i rappresentanti del governo colombiano per coordinare la distribuzione degli aiuti «di cui hanno tanto bisogno» i cittadini del paese vicino.

E lo stesso zelo nei confronti della popolo del Venezuela ha indotto il miliardario britannico Richard Branson, proprietario del gruppo Virgin, a organizzare sempre a Cúcuta, per venerdì, la vigilia dell’annunciato ingresso dell’assistenza umanitaria, il concerto Venezuela Aid Live, che raccoglierà una ventina di cantanti di diversi paesi con l’obiettivo di raccogliere altri 100 milioni di dollari in aiuti.

Di certo, le enormi aspettative create da Guaidó per la giornata del 23 febbraio rendono pericolosa la situazione alla frontiera, con il rischio che i paramilitari colombiani si infiltrino tra i manifestanti – il leader dell’opposizione ha parlato di 200mila volontari pronti a collaborare alla distribuzione degli aiuti – per creare incidenti dagli esiti imprevedibili, e proprio davanti alle telecamere internazionali. Gli occhi del mondo puntati addosso non hanno comunque dissuaso il governo bolivariano dal bloccare l’ingresso della delegazione di eurodeputati del Partito popolare europeo che si era recata a Caracas su invito dall’Assemblea nazionale.

Come evidenziato dal ministro degli Esteri Jorge Arreaza, le autorità venezuelane avevano già notificato al gruppo di eurodeputati, accusato di «visitare il Paese con fini cospirativi», che non sarebbero stati fatti entrare, «con un invito a desistere ed evitare così un’altra provocazione». Il governo, ha dichiarato Arreaza, «non permetterà che l’estrema destra europea disturbi la pace e la stabilità del Paese con un’altra delle sue grossolane azioni di ingerenza».