Il Fondo Monetario internazionale ha sbattuto la porta ieri pomeriggio ai negoziati “tecnici” sulla Grecia e lasciato Bruxelles. “Divergenze profonde” sussistono con Atene, ha spiegato il portavoce Gerry Rice, “non c’è stata una riduzione della differenza” di posizioni e “l’accordo è ancora lontano”. Nel pomeriggio, un incontro di 2 ore tra Jean-Claude Juncker e Alexis Tsipras è stato definito dalla Commissione “un ultimo tentativo”. Siamo al pressing finale dei creditori sulla Grecia, a una settimana dall’Eurogruppo del 18 giugno, a cui parteciperà anche Christine Lagarde, direttrice generale dell’Fmi, che sottolinea comunque che l’organizzazione “non lascia mai la tavola” del negoziato. Il 18 è l’ultima data considerata utile per concludere un accordo prima della doppia scadenza del 30: pagamento di 1,6 miliardi all’Fmi e fine del secondo piano di aiuti della Ue (senza accordo, salterebbero i 7,2 miliardi dell’ultima tranche ancora da versare ad Atene). Ai margini del vertice Ue-America latina, ieri pomeriggio i creditori sono partiti all’assalto. Il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, che aveva incontrato Tsipras mercoledi’, è intervenuto senza guanti: “i greci devono mostrarsi più realisti, non è più il momento di giocare, abbiamo bisogno di decisioni e non più di negoziati, ho paura che ad un certo punto qualcuno fischi la fine della partita”, cioè che si arrivi ad un Grexident. Stesso allarme da parte di Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, che difende la linea dura anche contro le ultime aperture di Angela Merkel. Per Weidmann, “il rischio default aumenta giorno dopo giorno”. Il rappresentante dei falchi tedeschi ribadisce le linee del programma di austerità e riforme e avverte che “i contribuenti degli altri paesi della zona euro hanno già messo a disposizione somme considerevoli per sostenere l’inevitabile processo di aggiustamento, ma ormai il tempo sta mancando”. Weidmann afferma che “l’effetto contagio” di un default greco “è certamente più limitato che nel passato, ma non deve comunque venir sottovalutato”, anche se “il principale perdente di questo scenario sarebbe la Grecia”.

Le incognite sul contagio e sugli effetti nell’economia mondiale, sottolineati da Obama al G7 di Elmau, preoccupano Angela Merkel. La cancelliera, che mercoledi’ sera ha incontrato Tsipras assieme a François Hollande, aveva parlato di “atmosfera costruttiva”, affermato che bisogna “chiarire tutti i punti ancora aperti” e che “ogni giorno conta”. Tsipras ha definito “molto amichevole” l’incontro con Merkel e Hollande, che avrebbero capito che è necessario trovare “una soluzione fattibile e la possibilità per la Grecia di tornare alla crescita”.

Le équipes tecniche dei creditori avevano sul tavolo l’ipotesi di una nuova estensione del piano di aiuti alla Grecia (ne ha già avute due) per nove mesi, cioè fino al marzo 2016 (data della fine del programma dell’Fmi). Verrebbero cosi’ versati i 7,2 miliardi dell’ultima tranche per permettere alla Grecia di far fronte ai pesanti rimborsi dell’estate (Fmi e Bce), poi Atene potrebbe avere accesso ai 10,9 miliardi del Mes, messi da parte per far fronte all’eventualità di un bankrun e tenere fino a marzo. Poi si vedrà. Il ministro delle Finanze francese, Michel Sapin, ha accennato ieri alla richiesta greca di una nuova ristrutturazione del debito: “se ne parlerà in tempo utile”. Una ristrutturazione che eviterebbe un terzo piano di aiuti che nessuno vuole. Ma, nel frattempo, ci vuole l’accordo, che ieri si è di nuovo allontanato. Pressione anche dal commissario agli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici: “mi piace molto la tragedia greca, ma adesso penso che si debba passare veramente a un happy ending”. La condizione è che ci sia “volontà politica”: ma per il momento, “non ci siamo ancora”. Resta la divergenza sull’avanzo primario – 1% richiesto dai creditori, 0,75% proposto da Atene – oltre al solito nodo delle pensioni, dell’Iva e anche della riforma del mercato del lavoro.

Pressing anche da S&P, che ha abbassato il rating greco a CCC (da CCC+), con prospettiva negativa. Per l’agenzia, senza un accordo la Grecia farà default nel giro di 12 mesi e se si scatenerà un bankrun sarà costretta a mettere un controllo sui movimenti di capitali e ad adottare una moneta parallela.