Danni collaterali allo stallo in cui si dibatte la tragedia greca in queste ore: è saltato l’accordo di facciata tra Francia e Germania. Angela Merkel ha chiuso il dialogo con Atene, nessun negoziato “prima del referendum”. Mentre François Hollande, ancora poco prima della solenne e dura dichiarazione di Alexis Tsipras che ha ribadito il “no” al referendum, ha chiesto “un accordo subito, non si puo’ aspettare domenica”. La Germania ha trascinato con sé la Commissione. L’ambiguo Juncker, a fine pomeriggio, ha chiuso la porta: “ho dato mandato perché nessun commissario parli con la Grecia”. Juncker, dopo le tensioni dei giorni scorsi, ha cosi’ ritrovato l’intesa con Donald Tusk, presidente del Consiglio Ue, che ha dichiarato: “l’Europa vuole aiutare la Grecia, ma non si puo’ aiutare nessuno contro la sua volontà”.

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Ieri pomeriggio si è tenuto il 13esimo Eurogruppo sulla Grecia, sicuramente l’ultimo prima del referendum. Il presidente Jeroen Dijsselbloem ha anch’egli chiuso il dialogo con Tsipras: “con questo ultimo discorso, ci sono poche possibilità di progresso”, anche se Tsipras aveva inviato una lettera all’Eurogruppo dove si è detto “assolutamente determinato a rimborsare il debito estero, in un modo che assicuri la viabilità dell’economia, la crescita e la coesione sociale in Grecia”.

Il “là” delle reazioni è stato dato dalla Germania. Per Wolfang Schäuble, la Grecia “deve chiarire le sue posizioni”. Il ministro delle finanze tedesco pensa che le ultime proposte greche “non sono una base per discutere misure serie”. Del resto, Schäuble fa finta di non aver capito “cosa vuole veramente” la Grecia. I francesi sembravano averlo capito. Hollande ha tentato di tenere aperto il dialogo. Il ministro Michel Sapin rinuncia ad accompagnare Hollande nel breve viaggio in Africa dei prossimi giorni e resta a Parigi. Anche il primo ministro Manuel Valls si è espresso a favore di un “accordo subito”. Invano. Merkel ha deciso: “aspettiamo con calma i risultati del referendum”, e rifiuta “un compromesso a qualunque prezzo”. Per la cancelliera la Grecia non rimette in causa “l’avvenire dell’Europa”, perché “l’Europa è forte grazie alle riforme degli ultimi anni”. La Germania ribadisce la posizione sull’euro, che tiene perché tutti rispettano le regole: “non si tratta di 400 milioni o di 2 miliardi, si tratta dell’Unione come comunità di destini, si tratta di comunità di diritto e di responsabilità”.

Le cifre della divergenza tra le ultime proposte di Tsipras, nelle due lettere inviate a Bruxelles – una nella serata di martedi’, l’altra ieri mattina – e le posizioni dei creditori sembrano in realtà molto più vicine: Juncker ha addirittura citato la cifra di “60 milioni”, ma solo per puntare il dito contro “la mancata volontà di chiudere” del governo Tsipras. Ieri, ha regnato un clima di confusione, ma quello che emerge è la volontà tedesca di puntare alla vittoria del “si’” per far fuori il governo Tsipras e trovare interlocutori più malleabili ad Atene. E’ anche la posizione dell’Spd: Sigmar Gabriel è stato ancora più duro contro la Grecia nell’intervento al Bundestag che ha seguito quello di Merkel: “due programmi di aiuti alla Grecia sono falliti – ha detto – abbiamo sottovalutato i problemi strutturali, il clientelismo, la corruzione un sistema politico che blocca”. Non tutti i cittadini europei ci stanno: oggi a Parigi, alla Bastiglia, ci sarà una manifestazione di sostegno alla Grecia.

Il Consiglio d’Europa ha giudicato ieri che il referendum greco “non è conforme agli standard europei”, perché la domanda è stata formulata tardi, troppo a ridosso del voto (ci sarebbero volute almeno due settimane), il quesito è troppo complesso e non c’è tempo per nominare degli osservatori. Il governo greco ha risposto che la domanda è chiara e che si riferisce a due testi dei creditori del 25 giugno (il parere del Consiglio d’Europa, organismo nato nel ’48 che raggruppa 47 paesi, è solo consultivo).

L’Fmi, che non ha ricevuto il rimborso di 1,57 miliardi entro la scadenza del 30 giugno, ha fatto sapere ieri che la prossima settimane si esprimerà sulla domanda di proroga del pagamento fatta da Atene, che potrebbe evitare il default. Il portavoce, Gerry Rice, ha comunque precisato che “la Grecia non potrà più avere finanziamenti fino a quando non paga”. Finiti anche i finanziamenti della Ue, 16 miliardi congelati per la fine del secondo piano di aiuti. Tsipras ha chiesto indirettamente un terzo piano. Ma tutti aspettano lunedi’, per soppesare i rapporti di forza.