Grasso chiude la campagna elettorale di LeU a Palermo in una piazza che non gli regala il bagno di folla che ci si aspettava nella città natale dell’ex procuratore nazionale antimafia. Tutt’altro. La delusione per la risposta della città c’è stata, anche se gli organizzatori alla fine, cercando di tenere su il morale, parlano di una piazza con oltre un migliaio di persone. Il voto delle urne, ovvio è un’altra storia.

Si punta all’orgoglio di un elettorato di sinistra in cerca di approdo perché rimasto nell’ombra e sui delusi dal Pd di Renzi che, in Sicilia ma anche in altre regioni, ha fatto piazza pulita del dissenso interno confezionando le candidature al Nazareno.

Rimangono i vuoti di una piazza del teatro Massimo riempita invece alle regionali di novembre da Beppe Grillo, che poi però perse inesorabilmente le elezioni regionali, con l’isola passata alla restaurazione del centrodestra di Gianfranco Miccichè, degli ex cuffariani e di Raffaele Lombardo. La passeggiata di Grasso, lungo l’asse piazza Politeama- piazza Verdi, prima di raggiungere piazza del comizio, si è svolta senza alcuna emozione e qualche selfie. Una chiusura in sordina che Grasso ha tentato di smorzare: «Ho incontrato una persona che mi ha detto: ‘Io sono uno che è uscito dal bosco’. Ecco, questo ci dà la forza di andare avanti».

Dal palco accanto al Teatro Massimo, dove intervengono anche Anna Falcone, Nicola Fratoianni, Roberto Speranza e Rossella Muroni, Grasso ripete il refrain della sua campagna elettorale: «Per impedire un governo Renzi-Berlusconi e non consegnare il Paese alla destra o al M5S l’unico voto utile è quello per Liberi e Uguali, una forza politica in grado di costruire la sinistra e il centrosinistra in Italia». Perché «noi siamo un argine alla destra».

Aggiungendo che se il 5 marzo «non ci sarà una maggioranza siamo pronti a sederci a un tavolo, in Parlamento, per la riforma della legge elettorale e tornare a votare: solo a questo siamo disponibili». E promette che all’indomani «saremo tutti impegnati a costruire il nuovo partito».

I 5stelle? «Non volevano alleanze con nessuno, ora le vogliono con tutti ma alle loro condizioni: non è così che si fanno le alleanze, noi siamo fermi e non ci alleeremo mai con la destra perché ancorati ai principi della sinistra», sbotta Grasso.

E ancora: «Il M5S ha temi incompatibili con LeU, penso all’Europa, ai diritti civili e altro». Insomma, niente inciuci con Berlusconi.

Per il resto, invece qualche spiraglio.

Anche se a Di Maio rimprovera la fuga in avanti: «I governi devono essere fatti dopo che il presidente della Repubblica dà l’incarico al presidente del Consiglio, farlo prima è solo una mossa propagandistica: bisogna aspettare i risultati». Lui, «gioca al fantagoverno come al fantacalcio», mentre, osserva Grasso, «Berlusconi continua nelle sue menzogne come fa da 25 anni». «Bugie e propaganda su cose irrealizzabili» che per Grasso «hanno fatto cadere nel nulla i programmi elettorali, anche le nostre proposte non hanno trovato spazio nella comunicazione, è questo è un grave danno per i cittadini».

«Ho servito il Paese senza mai abdicare e smettere di cercare la verità – ha detto dal palco il leader di LeU – L’ho fatto anche quando era difficile, anche quando sembra che fosse finito tutto, ho ancora nella mente le parole di Caponnetto», che pronunciò dopo la strage di via D’Amelio, dove furono assassinati Paolo Borsellino e gli agenti di polizia della sua scorta. Grasso quindi ha ribadito gli impegni assunti in campagna elettorale: «Era così importante levare l’art.18? Noi lo rimetteremo. Ci è chiaro come creare lavoro, un grande piano verde, contiamo nella riconversione ecologica della grande industria senza ricatti».

E ha assicurato «più asili nido», perché «non è possibile che 25 mila mamme abbiano dovuto abbandonare il lavoro», la cancellazione della ‘buona scuola’ e l’abolizione della le tasse universitarie.

«La legge sullo Ius soli – ha garantito Grasso – sarà la prima battaglia che affronteremo nella prossima legislatura». Quindi la stoccata a Renzi. «Non lascia se perde le elezioni? È un problema del Pd, non so se sia una promessa o una minaccia».