Editoriale

Governo in alto mare

L’operazione Concordia di questi giorni all’Isola del Giglio ci ricorda la tragedia di 20 mesi fa quando morirono 32 persone, ma anche nel contempo una vicenda che non abbiamo risolto […]

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 21 settembre 2013

L’operazione Concordia di questi giorni all’Isola del Giglio ci ricorda la tragedia di 20 mesi fa quando morirono 32 persone, ma anche nel contempo una vicenda che non abbiamo risolto e che comporta enormi rischi: la navigazione delle grandi navi da crociera nella Laguna di Venezia ed in particolare lungo il canale della Giudecca e nel bacino di San Marco.
Il pericolo derivante dal passaggio di questi mostri galleggianti (di 120-130mila tonnellate) a pochi metri dalle fondamenta di una delle città più belle del mondo fa tremare le vene dei polsi. Nei prossimi due giorni ne entreranno in laguna ben 12. Nonostante tutte le assicurazioni fornite dall’Autorità portuale e dalle compagnie di crociera, i rischi di incidenti sono all’ordine del giorno. E’ sufficiente una disattenzione o un’avaria per causare un disastro irreparabile. Per non parlare dell’oscena vista di questi palazzi galleggianti di 8-9 piani che deturpano la vista di San Marco e degli altri monumenti e delle bellezze di una città che è patrimonio dell’umanità.
Dopo l’incidente della Concordia il decreto «Clini-Passera» del marzo 2012 stabilì che le «grandi navi» non avrebbero dovuto più navigare per il canale della Giudecca e San Marco, ma fino ad oggi nulla è accaduto. E questo perché il decreto sospendeva tale misura nell’attesa di individuare rotte alternative per le grandi navi nella Laguna. In un anno e mezzo nulla è stato fatto: tavoli inter-istituzionali, autorità portuale e ministero dell’ambiente non hanno prodotto e deciso un bel niente.
E così le «grandi navi» continuano a navigare indisturbate nella laguna. Da mesi il Comitato «no grandi navi» si batte affinché la navigazione all’interno della Laguna venga finalmente interdetta ai giganti del mare.

All’inizio di giugno ci sono stati incontri e manifestazioni, ma le istituzioni non hanno ancora risposto. Le soluzioni possibili sono sul tavolo: dal far attraccare le navi fuori dalle bocche di porto (la migliore) alla costruzione di un nuovo terminal portuale a Marghera fino a quella (inaccettabile) di scavare un nuovo canale, il Contorta-S.Angelo, per evitare le attuali rotte. Un’altra conseguenze della presenza delle «grandi navi» è infatti anche questa: la rovina del fragilissimo ecosistema lagunare e lo scavo di un nuovo canale non potrebbe che peggiorare la situazione.
Prima dell’estate è stata presentata una proposta di legge urgente per chiedere tre cose: un termine certo per lo stop delle grandi navi (superiori alle 40mila tonnellate di stazza lorda) nel canale della Giudecca e a San Marco, indipendentemente che si trovino o meno soluzioni alternative; il trasferimento del potere di controllo della navigazione nel Canale della Giudecca e a san Marco al sindaco di Venezia dall’Autorità portuale (collusa con le compagnie di crociera) e un tetto al numero di «grandi navi» che possono entrare nella Laguna: non devono superare il numero del 2012 (quasi 1000). Una sorta di numero chiuso da rispettare.
Bisogna fare presto. Una soluzione per le «grandi navi» a Venezia è urgente. Lo stop deve essere immediato e il business della crocieristica sulla pelle della sicurezza di una delle città più belle del mondo e della salvaguardia dello straordinario ecosistema lagunare non può più essere tollerato. Facciamo insegnamento dalla vicenda della Concordia. Impediamo il transito delle grandi navi all’interno della Laguna di Venezia.

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