A inizio anno Benyamin Netanyahu credeva che il successo della campagna vaccinale in Israele gli avrebbe dato lo sprint per stravincere le elezioni del 23 marzo. E nelle scorse settimane ha sperato che il pugno di ferro contro Gaza avrebbe spazzato via i tentativi del suo avversario Yair Lapid di formare il nuovo governo. Scommesse entrambe perdute. Ieri è caduto nel vuoto l’appello che il premier israeliano ha lanciato a Naftali Bennett, leader del partito nazionalista religioso Yamina affinchè si astenga dal partecipare alla coalizione che Lapid sta mettendo in piedi. «Non è possibile combattere Hamas con un governo di sinistra» ha scritto Netanyahu facendo riferimento alla maggioranza multicolore che Lapid e Bennett stanno assemblando. «Metterete in pericolo la Terra d’Israele, lo Stato d’Israele e le forze armate d’Israele» ha incalzato Netanyahu. Niente da fare.

Bennett, stando alla tv Canale 12, si sarebbe deciso a firmare l’intesa con Lapid che ha già stretto accordi con diversi partiti – pare anche con il partito islamista Raam – per formare una coalizione senza Netanyahu al potere da 12 anni. «Ho intenzione di avviare colloqui e sforzi per formare un governo che guideremo entrambi», avrebbe detto Bennett a Lapid. Canale 12 prevedeva l’annuncio dell’accordo di governo entro stasera. Bennett, ha aggiunto l’emittente, sarà il primo ministro per i primi due anni e tre mesi e passerebbe poi il testimone a Lapid per la seconda parte di legislatura. Dovesse fallire anche questa soluzione, Israele tornerà alle urne per la quinta volta in poco più di due anni nel tentativo di superare lo stallo politico cominciato alla fine del 2018, quando Avigdor Lieberman (Israel Beitenu) è uscito dall’alleanza con il Likud di Netanyahu, senza unirsi al centrosinistra creando un vuoto politico mai colmato.

Personalità politica divisiva, Netanyahu è riuscito a farsi numerosi nemici anche a destra, lo schieramento che ha guidato per oltre dieci anni perdendo la possibilità di formare una solida maggioranza ultranazionalista. E rischia di passare all’opposizione mentre affronta un processo per corruzione, frode e abuso di potere che potrebbe concludersi con un verdetto di colpevolezza. L’ipotetica uscita di scena di Netanyahu non significherà la nascita di un governo più moderato. Bennett è addirittura più destra del primo ministro uscente e contrario a qualsiasi concessione territoriale ai palestinesi.