Un’opera nuova di zecca festeggia alla Fenice il Carnevale e il sessantesimo compleanno dell’editore Marsilio: Le baruffe (in scena fino a venerdì 4) che nascono ovviamente da quelle Chiozzotte di Goldoni, ma in una nuova riscrittura, di Giorgio Battistelli (anche autore della partitura musicale) e Damiano Micheletto (che ne firma la regia). Il musicista, tra qualche mese alla Biennale leone d’oro alla carriera, crea un’onda sonora che cattura ed emoziona, forte nelle percussioni a esprimere la vitalità litigiosa ma assai sociale della comunità che si rappresenta. La regia di Michieletto è forse troppo austera: la scena apparentemente vuota è in realtà soverchiata da una serie di palizzate che vi gravano dall’alto. Pareti lignee che possono muoversi, ondeggiare, e scomporsi infine in una teoria di assi pronte a farsi corpi contundenti. La musica riempie e guida la scena di personaggi e comprimari del coro, nelle vicende sentimental-giudiziarie dei rudi baruffanti. E’ risaputo che Goldoni ha un forte sottotesto drammatico e civile, ma per esprimerlo, e catturare lo spettatore, usa l’arma dell’ironia e del comico. Qui prevale un’atmosfera giudizial-sacrale che di quell’arte dell’autore, volutamente non sembra tener conto.