L’Intelligenza artificiale si sta rivelando sempre più come banco di prova dei contrasti economici e politici globali. A giugno il Parlamento europeo aveva approvato l’AI Act, la regolamentazione che punta a normare sviluppi e utilizzi di tecnologie basate sull’Ia, proposta dalla Commissione nel 2021 e considerata la prima legislazione al mondo in materia. L’AI Act si prospetta di classificare e regolare le applicazioni basandosi su una scala del rischio a tre fasi: le pratiche vietate perché a rischio inaccettabile, come il social score (i crediti sociali di sorveglianza dei cittadini); i sistemi consentiti ma ritenuti ad alto rischio per i diritti della persona o la salute, quindi sottoposti a rigidi limiti; e quelli a rischio limitato. Negli ultimi mesi varie dichiarazioni, come quelle della presidente della Commissione Ursula von der Leyen o del commissario per il Mercato interno Thierry Breton, hanno fatto capire che la previsione fosse quella di svolgere ancora «due o tre triloghi (fra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue, ndr) per cercare di finalizzare il Regolamento entro la fine del 2023».

MA NELL’INCONTRO tecnico dello scorso 10 novembre questo percorso ha subito una battuta d’arresto davanti all’opposizione congiunta di Francia, Germania e Italia, che si sono mostrate in disaccordo alla specifica regolamentazione dei modelli fondativi, ovvero quei modelli di base che permettono l’elaborazione dei dati nelle Ia. I tre paesi sostengono che limitare questi modelli possa compromettere l’innovazione e la competitività rispetto ai concorrenti internazionali, Usa in primis, dove finora sono stati sviluppati i modelli che dominano il settore. L’intenzione dell’Ue era quella di limitare maggiormente le big tech statunitensi, ma alcuni paesi hanno visto in questo una limitazione ad una loro eventuale ingresso nella competizione con Silicon Valley.

Come riporta Euractiv, a spingere la Francia nel contrasto all’approvazione vi sarebbero le pressioni di Mistral, la start-up francese che in una trentina di giorni a giugno 2023 ha raccolto 105 milioni di euro in un round da finanziamento record. Dietro questo progetto vi sarebbero imprenditori con un passato in compagnie del calibro di Google, Meta e Iliad, sostenuti anche da Macron in persona nell’obiettivo di creare un competitor francofono ai modelli linguistici Usa. «L’ambizione di Mistral – ha commentato al blog Guerre di Rete la responsabile per gli affari europei di France Digitale – è di essere la OpenAI europea». Dietro alla posizione simile assunta dalla Germania vi sarebbel’azienda Aleph Alpha, mentre a fine ottobre a Roma si è tenuto il secondo trilaterale per la cooperazione industriale, al quale il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha stretto accordi con Francia e Germania anche nello sviluppo di tecnologie IA.

«ABBIAMO ASSISTITO a un’ampia attività di lobbying da parte delle Big Tech sull’AI Act, con innumerevoli incontri con gli eurodeputati e l’accesso ai più alti livelli del processo decisionale», ha detto a TechCrunch l’organizzazione no-profit per la trasparenza Corporate Europe Observatory. «Sebbene pubblicamente queste aziende abbiano chiesto di regolamentare l’Ia pericolosa, in realtà stanno spingendo per un approccio laissez-faire in cui le Big Tech decidono le regole. Ciò è particolarmente problematico in quanto l’AI Act dovrebbe proteggere i nostri diritti umani da sistemi di intelligenza artificiale rischiosi e distorti».

L’INCONTRO del 10 novembre è stato interrotto due ore in anticipo dai rappresentanti Ue, e secondo Euractiv l’episodio segna un duro colpo per il futuro dei negoziati, che si sperava raggiungessero una conclusione il 6 dicembre. Da quando l’AI Act era stato proposto il settore ha visto un’impennata enorme, anche per la diffusione al grande pubblico dei modelli generativi come ChatGpt. Proprio ieri il Garante per la privacy italiano ha aperto un’indagine sui siti internet pubblici e privati per verificare che applichino adeguate garanzie per prevenire lo scraping delle compagnie di Ia: la raccolta di dati – anche personali – per «addestrare» i modelli di Ia.
E mentre il regolamento segue una battuta di arresto causata dalla divergenza tra regolamentazioni internazionali e interessi economici nazionali, oltreoceano continua il terremoto seguito al licenziamento di Sam Altman, che apre alla possibilità di un’ulteriore accelerazione di un mondo al quale i tentativi di regolamentazione già fanno fatica a stare dietro.