Il presidente turco Erdogan starebbe tentando di entrare, attraverso un partito a lui vicino, nella nuova Assemblea Nazionale francese.

A DENUNCIARLO È STATO, circa un mese fa, il segretario del Partito comunista francese (Pcf) Pierre Laurent, che ha inviato una lettera al ministro degli Interni per segnalare come il partito Égalité et justice (Pej), diretta emanazione, a suo dire, dell’Akp di Erdogan, avesse presentato 52 candidati alle legislative dell’11 e 18 giugno. Secondo i comunisti, il Pej costituisce una testa di ponte del presidente turco in Francia e avrebbe come obiettivo quello di condizionare l’atteggiamento francese nei confronti del governo di Ankara, attraverso l’elezione di cittadini francesi di origine turca all’Assemblea Nazionale.

UNA STRATEGIA PRECISA Per Laurent, la presenza di candidati direttamente legati a Erdogan rappresenta la declinazione nel contesto politico francese, di una strategia che il presidente turco ha già utilizzato in Olanda.

Nei giorni scorsi è stato il quotidiano l’Humanité (insieme a Liberation) a concentrarsi sul Pej e i suoi reali legami con Ankara. L’inchiesta, pubblicata il 6 giugno scorso, pone in evidenza come, per quanto sia impossibile per il momento provare oltre ogni dubbio, un legame diretto tra il presidente turco e il partito, i punti di contatto non manchino, anzi.
Al centro di questa vicenda politica ci sarebbe infatti la ong Cojep, presente al Consiglio d’Europa con statuto partecipativo che, ufficialmente si occuperebbe di diritti umani, ma, secondo molti oppositori del presidente, sarebbe una sorta di nave ammiraglia della flotta che Ankara avrebbe messo in piedi per tentare di influenzare la politica dei paesi europei.
LEGAMI E INIZIATIVE Anche se Sakir Colak, presidente del Pej, ci tiene a negare ogni legame con l’organizzazione, il Cojep, rivela questa volta Liberation, sarebbe addirittura il proprietario del sito internet del partito. Lo stesso Colak, come altri candidati, sarebbero transitati proprio nel Cojep che, rivela sempre a Liberation un funzionario del Consiglio d’Europa, sarebbe molto attivo nel preparare iniziative di sostegno al governo turco.

Ufficialmente il Pej si rivendica come partito del popolo, né di destra né di sinistra, intenzionato ad abbattere ogni forma di razzismo e xenofobia con l’obiettivo di promuovere la convivenza tra i popoli. Nel mirino ci sarebbero il principio di laicità (sempre più oggetto di strumentalizzazioni da parte delle destre) e l’educazione che i bambini ricevono nelle scuole.

Gli oppositori di Erdogan, e non solo, ci intravedono un pericoloso attacco ai valori repubblicani, figlio di un comunitarismo che sembra trovare terreno fertile tra le fasce della popolazione in condizione di disagio, soprattutto tra i figli di immigrati che si trovano in quel limbo dell’identità nel quale il principio dell’assimilazione sembra aver fallito.

LA ROCCAFORTE STRASBURGO Sono tra i 700 mila e gli 800mila i turchi emigrati in Francia, secondo l’Humanité. Il Pej punta ai loro voti nel turno di domenica prossima. Basti pensare che la roccaforte del partito è in quella Strasburgo che, se non si considera Parigi, con la sua regione rappresenta il territorio nel quale si registra la presenza turca più importante. In questa zona, il partito presenta un candidato praticamente in ogni circoscrizione.