Mentre il coronavirus continua a diffondersi negli Stati uniti, un’analisi del Washington Post basata su dati provenienti da giurisdizioni di tutto il paese, mostra come la pandemia, a un tasso sproporzionatamente alto, stia infettando e uccidendo maggiormente gli afroamericani.

L’analisi del quotidiano mostra come le contee a maggioranza nera abbiano un tasso di infezioni di tre volte maggiore rispetto alle altre e quasi sei volte il tasso di decessi rispetto alle contee in cui i residenti bianchi sono la maggioranza.

Ottenere questi dati non è stato semplice: molti politici locali, specialmente repubblicani, si sono opposti a lungo alla divulgazione dei numeri relativi all’etnia, limitandosi a rendere noti soltanto genere ed età dei deceduti e dei contagiati.

Politici, militanti per i diritti civici e medici da tempo sostengono che le informazioni sull’etnia sono necessarie per garantire che tutte le comunità abbiano pari accesso ai test e alle cure e anche per aiutare a sviluppare una strategia di salute pubblica per proteggere coloro che sono più vulnerabili.

«Storicamente, quando l’America si becca un’influenza, gli afroamericani si beccano la polmonite», ha dichiarato il commissario della città di Albany, in Georgia, Demetrius Young.

Nella loro lettera pubblica indirizzata al segretario per la salute e i servizi umani Alex Azar, il Lawyers’ Committee for Civil Rights Under Law, organizzazione legale no profit per i diritti civili, ha dichiarato che «la preoccupante mancanza di trasparenza dell’amministrazione Trump e la mancanza di dati, impediscono ai funzionari della sanità pubblica di comprendere il pieno impatto di questa pandemia sulle comunità nere e su altre comunità di colore».

Nick Mosby, deputato democratico che rappresenta Baltimora alla Camera del Maryland, ha chiesto per settimane questi dati riguardanti l’etnia, dopo aver cominciato a sentire da amici, colleghi e persino dai membri delle confraternite universitarie che molti afroamericani erano stati contagiati o stavano morendo di Covid-19. «È stato spaventoso – ha detto Mosby al Washington Post – Ho iniziato a ricevere chiamate da persone che conosco personalmente».

Parlando al briefing quotidiano della Casa bianca, il dottor Anthony Fauci, massimo esperto statunitense di malattie infettive, ha affermato che da tempo la comunità medica ripete che malattie come diabete, ipertensione, obesità e asma colpiscono molto di più le popolazioni minoritarie, in particolare gli afroamericani, e questa è la ragione della sproporzione dei numeri.

«È una questione di disparità sanitaria. Non è che gli afroamericani vengano infettati più spesso dal virus, è che quando vengono infettati, le loro condizioni mediche preesistenti portano a un tasso di mortalità più elevato – ha spiegato Fauci – Il virus sta facendo luce su quanto sia inaccettabile la disparità sanitaria. Ma non c’è molto che si possa fare in questo momento, se non cercare di offrire a queste persone la migliore assistenza possibile. «Quando tutto questo sarà finito – ha proseguito il medico – e come abbiamo detto, finirà, supereremo il coronavirus, queste disparità sanitarie ci saranno ancora e dovremo davvero affrontarle».

Secondo gli attivisti e i difensori dei diritti civili esiste anche un altro problema: gli afroamericani sono in effetti più esposti al coronavirus perché molti di loro svolgono lavori a basso reddito o «essenziali», come il servizio di ristorazione, il trasporto pubblico e l’assistenza sanitaria, che richiedono loro di continuare a interagire con il pubblico.

«Il virus sta mettendo in luce le profonde disuguaglianze strutturali che rendono le comunità emarginate più vulnerabili alle crisi sanitarie», ha dichiarato Dorianne Mason, direttrice della National Women’s Law Center.