Ho avuto la fortuna di condividere la rotta fra Sardegna e Ibiza, il privilegio di studiare le straordinarie rotte Mediterranee popolate di animali marini, talvolta fantastici più spesso reali, che troviamo nelle fonti e nelle scene figurate greche, etrusche e romane; i cetacei, la maestosa e terribile orca, balene e capodogli, grandi e piccoli delfini, le foche monache che disegnavano, con i miti, le rotte che dall’oceano gaditano al Mar di Marmara sino al Mar Nero. «Genoma culturale», identità mediterranea, da tutelare. Questo habitat e i suoi abitanti sono di fronte a un nuovo rischio.
Qualcuno non vuole che il mare venga occupato da piattaforme petrolifere. E allora sono centododici le osservazioni inviate al Ministero dell’Ambiente e pubblicate nel suo sito (http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/1411/1970) contro le indagini per individuare idrocarburi al largo del mare di Sardegna. La texana Schlumberger vuole effettuare “spari” di aria compressa (airgun) in dieci settimane per oltre 7.300 chilometri di tracciato complessivo; installare piattaforme in uno dei paesaggi marini più densi di bellezza e di storia. Sconvolgere la fauna.
Le bombe ad aria compressa arriverebbero a 2800 metri di profondità. Il padrone texano dice che cetacei e tartarughe stanno ben più su, fra i 500 ed i 700 metri. Air (top) gun in grado di schivare quindi, come bombe intelligenti, la fauna marina.
Un mare da proteggere. La Convenzione Europea indica il paesaggio come «una determinata parte di territorio così come è percepita dalle popolazioni», lo ribadisce il nostro decreto legislativo 42/2004. Un’area marina fa parte del paesaggio umano non meno della terrestre.
La coscienza della dimensione pubblica del paesaggio è acquisizione compiuta fra la Modernità e la Contemporaneità, in evoluzione continua: perciò dico che la sua percezione vasta, comprese le aree marine interessate dall’intervento Schlumberger, è fatto evidente. Oggi è verbalizzato intanto dalle 112 osservazioni. Corpus istruttivo, a partire dalla relazione del cetologo Guido Pietroluongo, che racconta i rischi per i cetacei e tutta la fauna marina, espone analisi scientifiche, porta bibliografia, documenta rischi reali (ne ho inviato anche io, facendo mie quelle di Pietroluongo, e del Gruppo di Intervento Giuridico e del Comitato di Arborea «No al progetto Eleonora» contro le trivellazioni della Saras, aggiungendo alcune cose (poco importa se il sito del Ministero, con la solita distanza italiana dai nomi sardi, mi ha pubblicato come M. Maddu).
Si evidenzia un blocco sociale nuovo. Pochissima politica tradizionale ma in compenso studiosi, comitati, cittadine e cittadini singoli, associazioni ambientaliste e amministrazioni comunali come Porto Torres, Alghero, Bosa, Magomadas, Trenuraghes, Narbolia, Ghilarza.
La Sardegna è al centro di una particolare attenzione energetica: richieste continue di permessi per impianti eolici, termodinamici, centrali a biomasse, trivellazioni. Ma questa aggressione è diversa. Un potere assai forte, al limite del suo ciclo e della storia planetaria del petrolio, perciò incattivito, vuole raschiare il fondo del barile. Dice che le aree pregiate sono fuori dalle prospezioni: ma è la loro proiezione mediterranea che entra e attraversa l’area delle prospezioni. L’economia ambientale e della cultura, in crescita, unica risorsa possibile per la Sardegna, è incompatibile con piattaforme petrolifere o di altri idrocarburi. Lo spazio contenuto fra le aree di paesaggio protetto della Sardegna occidentale, il Santuario Pelagos, Santuario per i Mammiferi marini e le isole Baleari è uno dei punti più importanti e pregevoli del turismo ambientale e culturale. L’allocazione delle prospezioni Schlumberger costituisce sin d’ora un grave danno di immagine ed economico per investimenti che si basano su di un pregio formato dal valore paesaggistico assoluto dei luoghi terrestri e marini e dall’assenza di rischi ambientali.
Di fronte al dramma sociale sardo, potere e politica parlano di ricchezza e posti di lavoro. Sappiamo che non è vero, ma che ci sono sempre orecchie attente e persone a dire «si va be’, però vediamo, magari è economicamente interessante». Come alcuni consiglieri comunali di Bosa, pur votando contro queste prospezioni (ne va dato atto all’Amministrazione Comunale). C’è l’ex-sindaco, già attento alle promesse della giuridicamente malmessa “Condotte” sulla pregevole costa di Tentizzos; chi vota contro le prospezioni e si dichiara preoccupato che tanta ricchezza texana possa finire ad altri; chi dice che «l’opposizione ad un progetto di sviluppo non può essere basata solo su riferimenti scientifici». Per togliere valore alle preoccupazioni si decreta l’impossibilità di effettuare visite acustiche in profondità ai capodogli.
La Regione Autonoma, che annulla la conservatoria delle Coste e sostiene Eni e Saras, tace. Movimenti, studiosi e cittadini dicono giù le mani dal “mare fra le terre”.
*Docente Accademia di Belle Arti Sassari