Furono 5218 gli ebrei ungheresi che Giorgio Perlasca salvò dal rastrellamento, fingendo di essere il console spagnolo a Budapest e preparando altrettanti falsi documenti per tutte quelle persone. Poi si eclissò, tornò ad essere «anonimo» fino a quando negli anni 80, alcune donne ungheresi, all’epoca bambine, lo andarono a cercare, credendolo ancora l’ambasciatore che non era mai stato. O meglio, durante la seconda guerra mondiale, era stato mandato nei paesi dell’est con lo status di diplomatico per comprare la carne che serviva all’Esercito italiano.

Fu un «giusto» Perlasca, che però nella sua prima parte della vita non prometteva una così bella riuscita. Entusiasta fascista, era partito subito per le campagne d’Africa poi per la Spagna combattendo al fianco del dittatore Franco. La «crisi» arrivò quando Mussolini strinse il patto con Hitler e con le leggi razziali. Poi, ci fu il suo internamento (dopo il rifiuto di aderire alla Repubblica sociale), la sua fuga, la protezione dell’ambasciata spagnola e l’esordio della sua nuova esistenza come Jorge Perlasca, «dispensatore» di vita e futuro e non più di morte.
Una biografia complessa la sua, disseminata di fratture e di coscienza ritrovata, che però un albo per piccoli/e lettori e lettrici, edito da Lapis, tenta di raccontare trasportando alcuni elementi sui sentieri della fiaba e concedendo largo spazio alle tavole illustrate.

È così che il protagonista di quella storia vera, dolorosa e salvifica insieme, si trasformerà in un eroe solitario e misterioso: sarà lui, infatti, Il cavaliere delle stelle (di Luca Cognolato e Silvia Del Francia, illustrazioni di Fabio Sardo, pp. 40, euro 14,50) ad accogliere su una torre superaffollata tanti cittadini di ogni età con la stella gialla appuntata su cappotti e giacche. Ha un’armatura di carta e una spada giocattolo che ferma il «male» semplicemente in quanto «forgiata nel coraggio». La trasposizione in tempi favolistici – in un luogo lontano, attraversato da un fiume blu – permette la narrazione delle persecuzioni degli ebrei ad opera delle spietate Croci Frecciate con toni attenuati, senza nascondere la realtà. Al «cavalier Perlasca» si attribuisce l’allontanamento dalla guerra e dalla sua potenza distruttiva grazie all’amore per Nerina e poi per tutti gli altri. Lì dove i sentimenti mescolano le strade dell’umanità al posto della cieca brutalità.