Gianfranco Viesti, docente di economia all’università di Bari e curatore della ricerca “L’Università in declino”, dalla bozza del decreto della presidenza del consiglio sembra che una parte importante delle cattedre dei superprofessori andranno alle materie insegnate dalla ministra dell’Istruzione Giannini. Com’è possibile?
Se confermata questa notizia sarebbe grave. Si tratta di una scelta di merito con conflitto di interessi. Quando si lascia la via dell’ordinario per intraprendere percorsi speciali si corrono rischi di cattura da parte di portatori di interesse.

Con altri docenti lei ha firmato una petizione diretta a Renzi sulle cattedre Natta. Cosa chiedete?
Sarebbe saggio ritirare il provvedimento e ripensarlo radicalmente, favorendo un allargamento delle università italiane con le procedure ordinarie. Più che pochi superprofessori, servono molti buoni professori. Dubito che tra questi superprofessori ce ne siano di particolarmente giovani. A noi invece serve dare possibilità di lavoro alla fascia dei trentenni.

Perché è anomalo che la presidenza del consiglio chiami le commissioni che decideranno i posti? Sembra che solo sotto il fascismo sia accaduta una cosa del genere.
Il sistema universitario è un sistema autonomo nell’organizzazione del nostro paese. È bene che i processi di cooptazione, con cui ovunque nel mondo si entra nell’università, siano trasparenti e chiari. E che siano lasciati all’autonomia dell’università senza interferenze della politica.

Per Raffaele Cantone (Anac) i giovani fuggono all’estero per la corruzione di questo sistema.
Il suo intervento è stato molto sgradevole, con tutto il rispetto per la sua figura. Cantone non ha portato alcun dato, ma ha dato un forte colpo di delegittimazione al sistema. Per combinazione questo è avvenuto poco prima del provvedimento sulle cattedre Natta che da questa delegittimazione trae spunto.

Si finanziano pochi posti per «eccellenti» e si taglia sull’università. È il futuro?
Abbiamo un enorme problema di concentrazione territoriale. Ricordo che oggi la possibilità per gli atenei di assumere dipende dai punti organico concessi dal Miur. La loro definizione dipende dal gettito delle tasse degli studenti. Questo criterio premia le università che hanno studenti provenienti da famiglie con un reddito maggiore. In un paese così diverso come il nostro, questo crea una sperequazione assolutamente immotivata.

Le cattedre Natta peggioreranno questo fenomeno?
Sì. I vincitori sono liberi di andare dove credono portandosi lo stipendio. Tenderanno a concentrarsi nelle città dove si vive meglio, dove ci sono migliori scuole per i loro figli. Dove ci sono migliori collegamenti con l’estero, creando una nuova e fortissima polarizzazione del sistema. A parità di qualità tra le università i vincitori sceglieranno le città più forti. Ad occhio finiranno a Milano e dintorni. Rafforziamo una parte a danno dell’intero paese. E questo non va bene. Lo spirito di queste iniziative mi sembra assai contestabile: sembra mirare a un sistema piccolo, concentrato, di pochi e per pochi. Questo non è il sistema migliore per un paese come l’Italia. Dobbiamo avere tante e buone università su tutto il territorio nazionale.